Da mettere in valigia

In questo post ho sollecitato suggerimenti su alcune buone letture per questi giorni di vacanza.

Ecco i consigli che sono arrivati:

Nemesi. La fine dell’America
di Johnson Chalmers
(suggerito da Sebastiano)

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Procrastinazione

Al termine dell’ultima lezione che ho tenuto all’Executive MBA del MIP (si parlava di Time Management e dell’impatto della comunicazione circa il tempo sulle dinamiche di gruppo), mi sono trattenuto con alcuni partecipanti che mi hanno fatto alcune domande sulla tendenza a procrastinare (a rimandare continuamente l’esecuzione di compiti).

Tra i blog di Psychology Today, ce n’è uno, tenuto da Timothy A. Pychyl, specificamente dedicato a questo argomento.

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Le determinanti del comportamento

Proseguo la serie dei Basics con uno schema generale che inquadra i principali elementi in gioco quando si parla di comportamento.

Il comportamento è determinato dall’interazione tra le caratteristiche della persona e le variabili di carattere ambientale.

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Back to basics

Alcuni di voi (lettori e partecipanti a corsi) mi hanno chiesto di dedicare qualche post ai “fondamentali” della formazione comportamentale, dei comportamenti organizzativi e del personal development.
Obbedisco.
Marcherò i post relativi a questa specie di rubrica con il tag Basics, in modo da renderli facilmente rintracciabili.

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In lettura…

Finite le lezioni (almeno fino a settembre), resta un po’ più di tempo per leggere (e, magari, pensare).
Comincio con questo:

Che cosa sappiamo della mente Che cosa sappiamo della mente
di Vilayanur S. Ramachandran

Si tratta di un libro che ho nel cassetto da un po’.
Forse anche un po’ datato.
Da quel che ne leggo in giro, credo dovrei trovarci qualcosa di interessante.

Se così fosse, ne scriverò senz’altro.

E voi, che cosa state leggendo?
Avete consigli da darmi sui libri da mettere in valigia?

Marco Vitale sulla successione

Su L’impresa in edicola in questi giorni, un intervento lucido (come sempre) di Marco Vitale: Aziende come boschi.
Si parla di imprese familiari, di successione, di management.
Vitale pone una distinzione tra impresa familiare e impresa di famiglia:

    La prima è quella dove proprietà e management coincidono e c’è un sovrapporsi di regole e di problemi di varia natura. Nel secondo caso, il ruolo della famiglia è quello del proprietario intelligente.

In questo secondo caso, non necessariamente il ruolo del successore è connotato da un profilo manageriale. E, quand’anche sia così, è ben presente la distinzione tra ruolo manageriale e ruolo legato alla proprietà. In ogni caso, sia per l’uno che per l’altro ruolo sono necessari formazione ed esperienza.

    La formazione deve essere mirata ai nuovi compiti che l’impresa deve affrontare.
    È inutile far fare ai figli lo stesso percorso formativo del padre, le gavette estenuanti possono essere davero controproducenti per l’impresa.
    I figli responsabili e preparati vanno portati rapidamente al loro ruolo attraverso una via preparata seriamente e programmata, lungo la quale ciascuno, anche come proprietario, faccia le sue prove, subisca i suoi esami, si assuma precise responsabilità nei confronti di quella comunità di lavoro che è l’impresa e nei confronti della collettività.

Sottoscrivo.

Matematica e apprendimento

Si pensa spesso che, in contesto didattico, la capacità di collegare concetti astratti con esperienze concrete sia preziosa per favorire l’apprendimento.
Questo articolo su Research Digest Blog sostiene che questo non è necessariamente vero, o per lo meno non lo è per la matematica.
Jennifer Kaminski ed il suo staff alla Ohio State University hanno condotto alcuni esperimenti e sono giunti alla conclusione che «Se uno degli obiettivi dell’insegnamento della matematica è quello di produrre una conoscenza che gli studenti siano in grado di applicare in molteplici situazioni, allora presentare i concetti matematici attraverso illustrazioni generali, come le tradizionali notazioni simboliche, può essere più efficace rispetto ad una serie di “buoni esempi”».
Infatti, nonostante gli esempi concreti possano essere più coinvolgenti, sembra possano anche frenare l’abilità dello studente di trasferire un apprendimento rilevante in una situazione diversa.

 

Sopravvivenza o realtà?

Su Harvard Business Review, John Medina, intervistato, risponde alla domanda “Parliamo della memoria: quanto è affidabile?”:

    Le ricerche sul cervello sono chiare su questo punto. Mi sento di poter dire che la memoria fedele al 100% è rara da trovare sul nostro pianeta. Il motivo è che al cervello non interessa tanto la realtà, quanto la sopravvivenza. Per questo è disposto ad alterare la propria percezione della realtà pur di poter sopravvivere.

Quest’ultima affermazione spiega molte cose.
Il fatto che il cervello sia primariamente interessato alla sopravvivenza, piuttosto che a rappresentare in maniera fedele la realtà rende ragione del profondo radicamento, per esempio, dei meccanismi legati al pregiudizio, piuttosto che di alcuni bias cognitivi (come il bias di conferma o l’hindsight bias, di cui si è già parlato).
E dimostra come, a volte, dare un’eccessiva fiducia alla mappa della realtà che il nostro cervello ci fornisce potrebbe non essere pratica poi così consigliabile…
Siete d’accordo?

Il senso del tempo

Su Mente & Cervello dello scorso maggio, un articolo piuttosto affascinante sulla percezione del trascorrere del tempo.
Pascal Wallish vi illustra come il nostro senso del tempo sia piuttosto fallace, e che la percezione del suo trascorrere imprecisa.
La conclusione è curiosa:

    […] è possibile che non si arrivi mai a sapere davvero per quale motivo l’evoluzione ci abbia dotato di molti sensi altamente affidabili, vere e proprie meraviglie di ingegneria neurale, per poi lasciarci un senso del tempo così suscettibile alle distorsioni.
    Ma anche se le spiegazioni evolutive sono spesso speculative, voglio proporre una possibile ragione. Ogni secondo che passa è una risorsa finita di opportunità nella vita di un organismo. Se per sopravvirere devo raccogliere cibo, e trascorro ore intere senza mettere insieme qualcosa per la cena, il lento passaggio dei momenti di noia mi spingerà a darmi da fare. D’altra parte, se troverò cibo disponibile ovunque, le ore passeranno rapide, e continuerò allegramente a riempire il mio sacco. È plausibile che questo senso del tempo elastico aiuti gli animali a gestire le loro attività meglio di quanto potrebbe fare un senso più esatto.
    È un’ipotesi su cui potreste aver voglia di riflettere, la prossima volta che avrete un po’ di tempo da perdere.

Un senso del trascorrere del tempo impreciso e approssimativo, quindi, potrebbe essere una efficace strategia di gestione del tempo… ha ragione Wallish: fale la pena rifletterci.

Università al top

La primavera è tempo di classifiche.
Dopo la classifica di Espansione sulle migliori business school italiane, su Panorama, la selezione delle 20 migliori università italiane, basata sulla percentuale di occupati a tempo indeterminato dopo la laurea, sul punteggio assegnato dal Civr alla loro produzione scientifica nel triennio 2001-2003, sulle classifiche di Times e dell’Università di Shanghai.
Ecco, quindi, le migliori 20 (da nord a sud)