Sugli incentivi

Su Ticonzero, un bell’articolo di Natalia Montinari e Marco Piovesan: Incentivi, somministrare con cautela.
Partendo dal presupposto che effettivamente gli incentivi incidono sul comportamento delle persone, gli autori mostrano come li si debba utilizzare con cautela se si vogliono evitare effetti indesiderati (o, addirittura, controproducenti) rispetto agli obiettivi che ci si è posti.
Ci si concentra, in particolare, sugli incentivi di team e sulla comprensione dell’interazione tra incentivi e dinamiche di team.

Ecco le avvertenze

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Allenamente

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E’ in edicola, per Fabbri Editori, il primo dei trenta numeri di Allenamente.
I contenuti e i giochi sono opera mia, di  Francesco, Massimiliano, Stefano e degli altri collaboratori di Mindpoint.
Se volete lasciarci dei commenti sull’opera, potete farlo qui.
 

Diversità

Lunedì scorso, con un gruppo di Aiesec Pavia, abbiamo ragionato di intercultura e valorizzazione delle diversità.
Ne sono emerse alcune riflessioni interessanti.

La prima: i "bias di conferma" (cioè quei processi mentali che consistono nel prendere atto delle informazioni ricevute e selezionarle in modo da porre maggiore attenzione e, quindi, attribuire maggiore credibilità a quei dati che confermano le proprie credenze e, viceversa, ignorare o sminuire quelli che le contraddicono) sono un meccanismo potentissimo di rinforzo del pregiudizio.

La seconda: bisogna distinguere tra atteggiamenti consci (quello che "scegliamo" di credere) e atteggiamenti inconsci (le associazioni immediate, automatiche, che facciamo prima di avere il tempo di pensare). L’Implicit Association Test, dimostra che non sempre questi ultimi vanno esattamente d’accordo con i primi.

La terza: nella comunicazione (anche, e forse soprattutto, in quella interculturale) è importantissimo saper distinguere i messaggi che riguardano la relazione dai messaggi che riguardano il contenuto. Comprendere quanto le intenzioni comunicative di un interlocutore riguardino il contenuto (ciò che sto dicendo) o quanto riguardino la relazione (le dinamiche di potere, di leadership, di status…) consente di relazionarsi in maniera efficace ed appropriata.
Succede, invece, concentrare tutta la propria attenzione di ascoltatori sui contenuti, senza comprendere il messaggio relazionale. Questo, di solito, è un buon modo per alzare barriere.

Successo anche a voi?

 

Giochi di selezione

Su "Il mondo" in edicola questa settimana, a pagina 86 un articolo sui nuovi metodi di recruiting.
A quanto pare vanno per la maggiore i business game (sia aziendali che internazionali), e poi prove su pista, aperitivi, colazioni, cene con i manager, e via di questo passo.
Il tutto per attrarre i giovani ad alto potenziale.
L’employer branding (il marketing applicato alle Risorse Umane) esplora nuovi territori…
 

ICT e design

Su Il mondo (inserto Hi-tech) in edicola questa settimana, Alfonso dedica la sua rubrica al Master internazionale in Ict and design for innovation (Midi), sviluppato dal Politecnico di Milano con i suoi consorzi Cefriel e PoliDesign.

L’Ict è il cuore di tutti i moderni servizi, processi e prodotti. Nessuna azienda oggi può svilupparsi in modo convincente in assenza di un uso intelligente dell’ICT. […]
D’altro canto, gli esempi della Apple e di tante aziende del Made in Italy ci dimostrano come l’altra componente strategica di una moderna azienda è il design, inteso nella sua accezione più ampia. Innanzitutto, esso è lo strumento di progettazione complessiva dell’esperienza dell’utente nell’interazione con un brand, un prodotto o un servizio. Non si tratta solo di fare un oggetto bello, quanto di ripensare il valore di un bene e il modo attraverso il quale viene veicolato e reso fruibile all’utente. […]

Si aprono, quindi, tutta una serie di opportunità per innovare e rivoluzionare servizi, prodotti e processi grazie all’interazione armoniosa e virtuosa tra Ict e Design. Questa interazione è particolarmente complessa in quanto si tratta di coniugare culture diverse che per molto tempo si sono ignorate. Ciò che oggi serve sempre più è un manager capace di comprendere e armonizzare queste culture, al fine di creare e gestire quei team multidisciplinari che sono lo strumento indispensabile di qualunque processo innovativo.

Questo per dire che anche in Italia c’è chi fa formazione manageriale innovativa e di qualità.
E che questa innovazione sempre più spesso deriva dalla reciproca fertilizzazione tra culture diverse e tematiche apparentemente distanti.

Monocronico e policronico

Sottolineavo qualche giorno fa come la composizione dei Team in Lazard mi ricordasse gli studi su monocronicità e policronicità

Questi due termini sono stati utilizzati per la prima volta dall’antropologo Edward T. Hall, che, per lo studio delle differenze culturali tra diverse società, identificò dei modelli strutturali a cui poter paragonare, di volta in volta, i tratti sociali caratteristici delle varie comunità umane. Definì, quindi, due modelli estremi: le culture “high context” e le culture “low context”, caratterizzati da una serie di norme non scritte sull’uso del tempo, dello spazio, delle cose materiali, e poi sulle relazioni sociali, amicali, parentali. Tra questi due estremi, poteva così collocare le comunità oggetto dei suoi studi, a seconda delle caratteristiche espresse in ciascuno di questi ambiti. Una parte rilevante di questo modello riguarda il tempo, descritto come una sorta di “linguaggio silenzioso” che comunica significati e che pone ordine tra le attività. Hall, così, ha individuato due modelli di relazione con il tempo e di organizzazione molto diversi, spesso in contrasto tra loro: il tempo monocronico (tipico delle culture “low context”) e il tempo policronico (tipico delle culture “high context”).

In particolare, secondo questo modello, le culture Occidentali e Nord Europee tendono a concentrare l’attenzione su una sola attività per volta, attribuendo grande importanza allo sviluppo di piani e alla loro esecuzione. Questo approccio è ciò che Hall definisce tempo monocronico. Per chi segue questa impostazione il tempo è una risorsa, (in maniera simile a come lo è, per esempio, il denaro). Può, quindi, essere risparmiato, preventivato, speso, consuntivato.

Il tempo policronico, invece, rappresenta l’approccio tipico delle culture mediorientali e latine. La puntualità è meno importante, e la flessibilità, i cambi di programma, le distrazioni dall’obiettivo sono all’ordine del giorno.

Hall ha posto questa distinzione parlando di società e culture.

Gli studi successivi hanno traslato questo approccio verso lo studio del rapporto individuale e personale con il tempo, al di là della cultura di appartenenza.

Lo schema che segue, elaborato dallo stesso Hall, rimarca dieci differenze tra culture (o persone) monocroniche e policroniche.

Le persone monocroniche

  • Fanno una cosa per volta
  • Si concentrano sul lavoro
  • Prendono gli impegni legati al tempo (scadenze, programmazione) molto seriamente
  • Agiscono in una logica low-context ed hanno bisogno di informazioni
  • Sono coinvolte dal lavoro
  • Aderiscono in maniera religiosa ai piani
  • Si preoccupano di non disturbare gli altri; seguono le regole della privacy e della premura
  • Mostrano grande rispetto per la proprietà privata; prendono in prestito o prestano con molta difficoltà
  • Esaltano la puntualità
  • Sono abituate a relazioni di breve periodo

Le persone policroniche, al contrario,

  • Fanno molte cose contemporanemente
  • Si distraggono e interrompono facilmente
  • Considerano che un obiettivo si debba raggiungere, se possibile
  • Agiscono in una logica high-context e possiedono di già le informazioni
  • Sono coinvolte dalle relazioni umane e dalle persone
  • Cambiano piano spesso e facilmente
  • Si preoccupano di più di coloro ai quali sono legati (famiglia, amici, colleghi stretti), piuttosto che della privacy
  • Prestano e prendono in prestito spesso e facilmente
  • Basano la puntualità sulle relazioni
  • Hanno una forte tendenza a costruire relazioni che durano per tutta la vita

Che cosa c’entra tutto questo con i Team in Lazard?
Normalmente le persone monocroniche tendono a preferire team organizzati secondo scadenze e procedure, le persone policroniche (e lo si può comprendere dalla lista delle loro caratteristiche) tendono a prediligere team più flessibili e meno burocratizzati.

I team di cui parla Wasserstein, quindi, sembrano adatti ad attrarre soprattutto persone policroniche, come egli stesso (con altre parole) sostiene.
E questo, in ottica di teambuilding, teamwork e team management, ha una sua logica, visto che i suoi team hanno bisogno di flessibilità, capacità relazionali e sensibilità alla lettura del contesto.
L’equilibrio tra la dimensione monocronica e la dimensione policronica nel rapporto con il tempo rappresenta sempre un’alchimia difficile da realizzare nelle organizzazioni. Ci sono alcune considerazioni interessanti da fare al riguardo.
Ne riparliamo alla prima occasione.

Family business e successione

Su Il sole 24 ore di ieri, Franco Vergnano rende conto del Global Survey sulle aziende di famiglia condotto da Pricewaterhousecoopers.
Alcune cose interessanti:

  • Il family business italiano è sostanzialmente allineato sui trend complessivi che emergono per gli altri Paesi, tranne che nel caso delle emergenze
  • La metà delle aziende familiari nel mondo non ha un piano di successione (in Italia il 60%, in Europa il 54%, negli Stati Uniti il 44%)
  • L’Italia risulta arretrata rispetto agli altri nella designazione puntuale del nuovo leader: l’80% delle aziende non ha designato formalmente l’erede. In Europa non hanno designato il nuovo leader il 52% delle aziende, in Nord America il 53%. Fanno meglio i mercati emergenti, con il 47%.
  • In Italia mancano piani in caso di incidenti gravi dei personaggi chiave aziendali nel 42% dei casi, mentre la media mondiale è del 33% (e negli Stati Uniti soltanto del 14%)
  • Le maggiori fonti di conflitto nelle imprese familiari italiane riguardano le decisioni strategiche. Il 73% dei family business italiani, però, non ha posto in essere alcuna procedura per la risoluzione dei conflitti tra i membri della famiglia

Il commento di Luca Barbera, Partner di Pwc:

Il tema del passaggio generazionale nelle imprese familiari è un tasto delicatissimo e di estrema attualità non solo all’interno del sistema economico italiano ma anche in tutti gli altri Paesi sviluppati. La successione nelle imprese familiari, quando non è pianificata in modo razionale, non solo crea problemi di governance ma spesso frena lo sviluppo e, in alcuni casi, arriva anche a compromettere la sopravvivenza dell’azienda stessa.

Tempo e relazioni

Su Vox, un interessante articolo circa le abitudini sociali.
Le persone, vi si sostiene, hanno meno amici e li visitano meno spesso che in passato.
Ad una prima analisi, molti potrebbero sostenere che il motivo risiede nel fatto che passiamo più tempo in attività lavorative, e che questo tempo viene sottratto alle amicizie.
In realtà, recenti ricerche hanno mostrato che non esiste una correlazione tra tempo passato al lavoro e tempo passato nelle relazioni sociali. Il vero momento di scelta pare essere legato alle modalità con cui si svolge l’interazione sociale.
In particolare, al crescere dell’età e del grado di istruzione, cresce la partecipazione ad attività che implicano un impegno (associazioni, gruppi culturali, eccetera), mentre decresce il numero di visite fatte ad amici e parenti.
Una possibile spiegazione, data dagli autori, è che la maggiore istruzione porti una maggiore attenzione verso la “produttività” del tempo. Anche del tempo libero.
In questo senso, l’istruzione rende più attraente un’attività che implica partecipazione diretta ed impegno rispetto alla visita ad un amico.

Detta così, pare che l’istruzione porti le persone, anche nel tempo libero, ad essere più “orientate al compito” piuttosto che “orientate alla relazione”. Non mi pare una conclusione da prendere alla leggera. Che ne pensate?

 

Giornalista?

Per il numero in edicola di Focus Braintrainer, ho curato la rubrica a pagina 63: Potresti lavorare al Corriere della Sera?
Si tratta di un gioco che mette alla prova le conoscenze sull’attualità e sul mondo del giornalismo.