Righe scritte altrove #7

Un mio nuovo post su MySolution|Post:

Creatività vs Standardizzazione
È meglio perseguire una strategia che si basa sull’automazione dei processi, oppure rinunciare a una quota di riproducibilità a favore del guizzo creativo?

Tutto quello che ho scritto per Mylution|Post sta qui.

 

Eredi cercasi

Sto lavorando ad un progetto con l’obiettivo di indagare alcuni aspetti della vita professionale di coloro che hanno ereditato il loro lavoro da uno dei genitori o, più in generale, dalla famiglia.

Sono interessato al parere di imprenditori di seconda (o terza, quarta, quinta…) generazione, ma anche di professionisti, commercianti, eccetera. Unica caratteristica indispensabile, appunto, il fatto di svolgere un mestiere che si è in qualche modo “ereditato”.

Cerco, quindi, persone disponibili a condividere idee attraverso le risposte ad un questionario e/o il racconto della propria esperienza di formazione e di lavoro.

Chi fosse disponibile a dedicarmi qualche minuto, può lasciare un commento a questo post (inserendo il proprio indirizzo e-mail nel campo dedicato: non verrà pubblicato) oppure inviarmi una e-mail (luca[at]lucabaiguini.com).

Grazie.

 

 

Righe scritte altrove #6

Un nuovo post scritto per  MySolution|Post:

Il Fundamental Attribution Error
 Sotto le sembianze di un problema di persone spesso si nasconde un problema di situazioni. Ma il Fundamental Attribution Error impedisce di vederlo.

Tutto quello che ho scritto per MySolution|Post sta qui.

 

Righe scritte altrove #5

Un nuovo post scritto per MySolution|Post:

Proviamo a dare i numeri?
A partire da un gioco di gruppo, alcune riflessioni sull’incrociarsi delle aspettative nei comportamenti umani

Tutto quello che ho scritto per MySolution|Post sta qui.

 

Righe scritte altrove #4

Vi aggiorno sugli ultimi post che ho scritto per MySolution|Post:

Il principio del midsize
In cui si ragiona di sviluppo organizzativo a partire… dalle racchette da tennis

Organizzazione: meglio rane o pipistrelli?
Un approfondimento sul rapporto tra formazione/sviluppo delle risorse umane

Tutto quello che ho scritto per MySolution|Post sta qui.

 

Righe scritte altrove

In questi giorni ho ripreso il filo di alcune collaborazioni.

Ecco cosa trovate di mio, attorno:

MySolution|Post
Nuovo blog animato da Andrea.
Il primo post è una specie di dichiarazione d’intenti (parlando per lo più a professionisti, il termine mi pare adeguato) sui ragionamenti che vorrei sviluppare.
Una cosa – l’unica – che posso fare per voi

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Poi, visto che Twitter sta diventando una cosa che mi diverte parecchio, magari riprendo anche alcuni cinguettii:

 

Cercasi Proust, astenersi perditempo

Qualche giorno fa, durante la pausa di una lezione, si parlava di figli adolescenti. Uno degli allievi criticava l’uso dei social network da parte dei ragazzi di quell’età con un argomento che mi è parso più interessante di altri: il diritto degli adolescenti che le loro stupidaggini vengano dimenticate. In sintesi, diceva che tutti abbiamo fatto qualche cosa stupida a quell’età, cose che oggi non ci passerebbero nemmeno per la testa. Quelle cose sono state, per lo più, dimenticate.
Lo stesso non accade per quanto avviene sui social network, dove tutto viene registrato ed è, potenzialmente, disponibile anche a distanza di molti anni.

Non so se essere d’accordo, che questo rappresenti concretamente un problema.
Di una cosa, però, sono abbastanza sicuro: la tecnologia sta cambiando il nostro rapporto con la memoria e, per estensione, con il tempo.
Fino a poche generazioni or sono, almeno fino all’invenzione della fotografia, quasi nessuno aveva la possibilità di “registrare” in qualche modo l’evoluzione, per esempio, del proprio aspetto fisico e di quello dei propri cari. Senza fotografie, probabilmente avrei dimenticato completamente l’aspetto delle mie figlie quando avevano due o tre anni.
Questa forma di oblio è stata valida (con poche eccezioni) anche per molti anni dopo l’invenzione della fotografia.
Almeno fino a quando quest’ultima è diventata un fenomeno di massa.

Il primo sospetto, non serve dirlo, è che siamo soltanto all’inizio di questa evoluzione.
Il secondo è che l’attrezzarci da un punto di vista tecnologico sia la faccenda meno complicata.

Se, infatti, aggiungiamo (notizia sentita in una trasmissione radio qualche mese fa) che le proiezioni dicono che circa la metà dei nati dopo il 2000 arriverà ad essere centenario, pare che sia proprio il nostro rapporto con il tempo e con la memoria a dover cambiare.
Ci serve, insomma, un nuovo Proust.
Perché (e di questo sono ogni giorno più convinto) cose come queste non possiamo affrontarle senza il contributo dell’arte.

Auguri, tanta fortuna

Tra gli effetti collaterali (desiderati) di tenere un blog, c’è quello di intrattenere delle conversazioni con i lettori. Qualche volta avvengono nei commenti ai post. Altre (spesso) via mail.
Recentemente ho scambiato alcuni pareri con un giovane studente.
La domanda, in sintesi: vale la pena darsi pena per studiare, prepararsi, acquisire capacità, quando sembra che i criteri per ottenere successo siano altri (affiliazione, per lo più)?

Ho risposto manifestando alcune mie convinzioni.
Tra queste, un punto fermo che mi ha trasmesso un mio maestro: ogni successo è l’incontro tra un colpo di fortuna e la meticolosa preparazione allo stesso. Uno solo dei due ingredienti non basta.
La risposta che ho ricevuto mi ha fatto riflettere.
Si tratta della storia di un tale.
Si potrebbe riassumerla così (le parole sono mie, ma il senso generale è questo):

Un tale frequenta un corso di laurea in ingegneria.
Arriva regolarmente in ritardo a lezione, non partecipa a lavori di gruppo, disturba i colleghi e perfino i professori.

Dà pochissimi esami.
Addirittura, durante un incontro in aula con imprenditori e istituzioni economiche locali viene rimproverato perché sta giocando a carte. Ebbene, costui ha recentemente vinto un importante torneo di poker, guadagnando in pochissimo tempo una somma che chiunque dei suoi colleghi impiegherà alcuni anni a guadagnare.

Morale: l’impegno e una pianificazione attenta non potranno mai sostituire… il fattore C.

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Best of 2011

Come d’abitudine, a fine dicembre, dedichiamo un post alla “classifica” degli articoli e degli argomenti più letti e più commentati sul blog durante l’anno che volge al termine.

Innanzitutto, ha suscitato parecchio interesse il tema dello storytelling, declinato in ambiti e modi diversi.

Gli articoli che trattano questo tema sono elencati qui.

Questi, in particolare, i più recenti:

Qui, invece, alcune delle narrazioni che sono finite in questo blog:

Altro tema molto letto e commentato è quello della procrastinazione:

Tra i più visti dell’anno, gli articoli:

Infine, i consigli di lettura stilati, come sempre, prima delle vacanze estive (e valido anche per quelle che ci aspettano): Libri in valigia 2011.

Organizzare le esperienze

Su FastCompany, un’intervista a Malcolm Gladwell (lo sapete, un autore che mi piace molto) sul suo primo libro: The tipping point.

Ad un certo punto gli viene chiesto:

Che cosa distingue un buon libro sul business rispetto agli altri?

I libri migliori danno sempre un’opportunità per organizzare le nostre esperienze, per prendere ciò che sappiamo e dargli forma e significato e contesto. Ho sempre detto che siamo tutti molto ricchi di esperienze e poveri di teoria. E, secondo me, il fulcro di un buon libro sul business è rimediare a questo problema.

Ecco.
Io l’ho detto in modo più prolisso e meno preciso qui.

Ma questo è, nella sostanza, quello che intendevo, se si sostituisce “libro” con “percorso formativo”.