Articoli

The Fundamental Attribution Error

Su FastCompany.com, un articolo (con video) di Dan Heath sul Fundamental Attribution Error, definito come la tendenza a sottostimare l’impatto dei fattori situazionali come causa dell’altrui comportamento, e la conseguente sovrastima del ruolo dei fattori legati alla personalità.
Heath porta un esempio relativo ad Amanda, una donna che lavora per Nike in Vietnam.

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I miti del decision making

Su Ticonzero, un provocatorio articolo di Massimo Pilati sul decision making, assolutamente introduttivo, ma efficace per mettere in evidenza più che le buone pratiche i rischi che si affrontano quotidianamente durante il processo decisionale ed i miti che alimentano errori e fraintendimenti.

Ne riassumo alcuni tratti, che mi sembrano interessanti.

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I nostri limiti influenzano il giudizio sugli altri

Potremmo definirla una bizzara forma di egocentrismo, quella scoperta da Veronica Ramenzoni e dai suoi colleghi della University of Virginia.
Ecco l’esperimento: i partecipanti erano invitati a stimare l’altezza massima che loro stessi e una donna avrebbero potuto saltare, posizionando un cilindro di plastica sospeso con una carrucola.

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Sopravvivenza o realtà?

Su Harvard Business Review, John Medina, intervistato, risponde alla domanda “Parliamo della memoria: quanto è affidabile?”:

    Le ricerche sul cervello sono chiare su questo punto. Mi sento di poter dire che la memoria fedele al 100% è rara da trovare sul nostro pianeta. Il motivo è che al cervello non interessa tanto la realtà, quanto la sopravvivenza. Per questo è disposto ad alterare la propria percezione della realtà pur di poter sopravvivere.

Quest’ultima affermazione spiega molte cose.
Il fatto che il cervello sia primariamente interessato alla sopravvivenza, piuttosto che a rappresentare in maniera fedele la realtà rende ragione del profondo radicamento, per esempio, dei meccanismi legati al pregiudizio, piuttosto che di alcuni bias cognitivi (come il bias di conferma o l’hindsight bias, di cui si è già parlato).
E dimostra come, a volte, dare un’eccessiva fiducia alla mappa della realtà che il nostro cervello ci fornisce potrebbe non essere pratica poi così consigliabile…
Siete d’accordo?