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Potere, morale, ipocrisia

Già qualche tempo fa, ho messo in evidenza in questo post i meccanismi attraverso i quali il potere può corrompere i leader.
Sul numero in edicola di Mente & Cervello, Stefano Pisani dà conto di una ricerca effettuata all’Università di Tilburg, in Olanda e dalla Kellogg School of Management (Illinois), secondo la quale il potere rende scorretti e immorali.

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Il potere che corrompe i leader

Sul blog di Psychology Today Ronald Riggio si chiede come il potere arrivi tanto spesso a corrompere i leader.
Le risposte hanno a che vedere con il meccanismo di esercizio stesso dell’interazione tra leadership e potere: i leader utilizzano il potere per fare in modo che le cose vengano fatte.
Ora, queste cose possono essere nell’interesse della collettività su cui si detiene il potere, oppure nel proprio interesse (una cosa non esclude per forza l’altra).
Il problema, naturalmente, sorge quando il prevalere dell’interesse del leader confligge con l’interesse della collettività.
Può succedere, però, che il leader si illuda di agire nell’interesse della collettività, ma questo lo porti a comportarsi in maniera eticamente non corretta (è quello che Terry Price definisce “exception making”): il leader, in questo caso, si sente al di sopra della legge.
Le regole che si applicano agli altri non sono valide, nella percezione del leader, perché egli è giustificato dal perseguire un fine più alto.

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