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Prezi

In questi giorni sto provando Prezi: uno strumento, mi pare, piuttosto intelligente per creare presentazioni con un modalità diverse rispetto a quelle di Powerpoint o Keynote.

La logica della linearità delle slide è superata da strumenti più vicini al visual thinking ed al mapping.

Lo strumento va senza dubbio raffinato, ma presenta potenzialità interessanti, specie per presentazioni con alcune caratteristiche:

  • necessità di passare frequentemente da visioni generali a visioni di dettaglio
  • una scaletta non definita a priori e, quindi, la necessità di una gestione non strettamente cronologica
  • un elevato grado di interazione e di discussione, che può portare ad aggiungere e/o modificare contenuti
La premessa è che il documento creato è puramente un supporto alla presentazione, non un documento da distribuire durante o dopo la presentazione stessa. Ma questo, secondo me, come sapete, vale anche per le slide.

Slidumenti

Ultimamente, nei percorsi formativi sul public speaking, insisto sempre molto sulla distinzione tra le slide che vanno proiettate durante la presentazione e i documenti a supporto della presentazione stessa, che vengono distribuiti durante o dopo l’evento.

Avendo obiettivi diversi, queste due tipologie di supporti, sono per natura diversi e spesso totalmente incompatibili.

Garr Reynolds, nel suo libro Presentationzen (di cui consiglio la lettura), chiama i tentativi di ibridazione Slidumenti.

Ecco come spiega perché non usarli:

Le slide sono slide. I documenti sono documenti. Non sono la stessa cosa. Ogni tentativo di fonderli sfocia in quello che io chiamo slidumento. La creazione dello slidumento scaturisce dal desiderio di risparmiare tempo. Le persone pensano così di essere efficienti e di semplificare le cose. Un approccio del tipo prendi-due-piccioni-con-una-fava o, in giapponese, iiseki ni cho. Purtroppo però (a ameno che non siate un piccione) l’unica a risentirne sarà l’efficacia della comunicazione. Le intenzioni sono buone, ma i risultati lasciano a desiderare. Questo tentativo di risparmaire tempo creando uno slidumento mi ricorda un proverbio giapponese: nito o oumono wa itto mo ezu, ovvero, “se insegui due lepri non ne prendi nessuna”.

Le slide proiettate dovrebbero essere il più possibile visive e supportare i vostri argomenti in modo pertinente, veloce ed efficace. Il contenuto, la dimostrazione e l’interesse/emozione verbali derivano soprattutto da quello che dite.

Sottoscrivo, direi, parola per parola.

 


Sul tema del public speaking e di come costruire una strategia di comunicazione in pubblico ho scritto un libro: Il design delle idee (Egea Editore). Più informazioni qui

 

Sempre sulle slide

A proposito di questo post in cui si parlava dei pro e dei contro dell’utilizzo delle slide, Umberto Santucci, autore dell’articolo che ha ispirato il post, mi ha mandato un commento che pone una questione interessante.
Ecco che cosa scrive Umberto:

    Una sola osservazione su cui dovremmo riflettere.
    Normalmente si pensa che l’oratore o il formatore usi le sue slide.
    Tuttavia può capitare, in azienda, o anche nella professione libera (è capitato anche a me di dover usare slide “imposte” dal committente) di usare slide altrui o comunque supporti predisposti (pensiamo ai materiali di vendita dei rappresentanti, o a giovani formatori che devono usare slide standardizzate o comunque fatte dal senior).

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Slide: pro e contro

Umberto Santucci su Apogeonline analizza pregi e difetti nell’uso delle slide in presentazioni o sessioni formative.
Il titolo dell’articolo offre già un’indicazione importante: “Pregi e difetti del relatore con le slide“, come a dire che è il relatore a determinare il buono e il cattivo dello strumento.
Sottoscrivo.

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Lezione sulle tecniche di presentazione

Come vi avevo anticipato, giovedì ho tenuto per i dottori commercialisti di Brescia una lezione sulle tecniche di presentazione.
Visti i numeri (quasi cento persone) ed il format dell’evento (poco più di tre ore per trasmettere alcune delle nozioni essenziali sul public speaking), si è trattato praticamente di un monologo.
Ho centrato il programma sul passaggio da una visione tattica ad una visione strategica del public speaking.

Gli argomenti principali:

  • Gli elementi che costruiscono una visione strategica della comunicazione in pubblico
  • La gestione della curva di attenzione
  • Setting e metacomunicazione
  • Gli ancoraggi
  • La rottura degli schemi
  • Il ruolo della profilazione dell’audience
  • Una riflessione sugli obiettivi
  • La gestione delle obiezioni
  • I livelli di pensiero e l’uso di strumenti comunicativi adeguati

Ecco le slide.

Tecniche di Presentazione

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Giovedì prossimo sottoporrò lo stesso programma (con qualche minima variazione in base ai feedback che ho ricevuto) ad un altro gruppo di un centinaio di dottori commercialisti.

 


Sul tema del public speaking e di come costruire una strategia di comunicazione in pubblico ho scritto un libro: Il design delle idee (Egea Editore). Più informazioni qui

 

Le funzioni delle slide [2]

In questo post scritto qualche tempo fa ho ripreso un articolo di Daniele Barbieri nel quale venivano delineate le funzioni delle slide e degli altri supporti di cui si può fare uso in una lezione frontale.
Illustrando questi concetti durante uno degli ultimi corsi di public speaking che ho tenuto, sono emerse un altro paio di funzioni che mi sembrano interessanti: la funzione di rottura degli schemi e la funzione di ancoraggio.
Entrambe queste funzioni (come già accade per altre già analizzate nel post precedente) si possono intersecare ed aggiungere ad altre in una stessa slide o uno stesso supporto.

Una breve descrizione di queste due nuove funzioni delle slide in ottica di public speaking:

  • La funzione di rottura degli schemi
    Una rottura di schemi si ha quando il relatore crea una certa aspettativa, per poi non soddisfarla.
    Questa mancata soddisfazione crea un picco di attenzione che poi può essere sfruttato dal relatore per veicolare alcuni contenuti o processi valutati come importanti nell’economia della strategia di comunicazione.
    Uno schema può essere creato ad hoc, oppure può essere già stabilito dalle normali regole e consuetudini comportamentali di un certo ambiente o organizzazione.
    I passaggi per la rottura di uno schema sono:
    1) Stabilire in maniera precisa lo schema e rinforzarlo, in modo da creare delle aspettative.
    2) Rompere lo schema creando una distonia con le aspettative create.
    Ecco un esempio di rottura degli schemi applicata all’uso delle slide: se durante la prima parte di una presentazione lo speaker ha utilizzato slide molto sobrie (sfondo bianco, immagini sobrie, parole scritte con caratteri standard), riprodurre ad un certo punto una slide dai colori forti, con immagini ad alto impatto e parole scritte a grandi caratteri crea un improvviso innalzamento del grado di attenzione.
    Infatti, lo schema utilizzato fino a quel momento ha creato un’aspettativa, che poi viene infranta dalla nuova slide.
  • La funzione di ancoraggio (setting o richiamo di un’ancora)
    Un ancoraggio consiste nello stabilire un’associazione tra un avvenimento o uno stimolo esterno ed un’esperienza, uno stato interno, un concetto. In ottica di public speaking si possono utilizzare gli ancoraggi per riaccedere a degli stati o a dei concetti o per generarne di nuovi.
    Ritornerò con un post (della serie Basics) dedicato agli ancoraggi per illustrare al meglio questa tecnica di comunicazione molto generale e utile.
    Per ora mi limito a dire che le slide e gli altri materiali di supporto possono svolgere la funzione di creazione di un ancoraggio (associazione tra un elemento comunicativo esposto nella slide e un concetto / stato che si vuole trasmettere al gruppo) e la funzione di richiamo di un ancoraggio (citare l’elemento comunciativo per richiamare il concetto ad esso associato).

Naturalmente, entrambe queste funzioni possono essere utilizzate anche al di fuori dei materiali di supporto alla presentazione.

 


Sul tema del public speaking e di come costruire una strategia di comunicazione in pubblico ho scritto un libro: Il design delle idee (Egea Editore). Più informazioni qui

 

Le funzioni delle slide

Su For, la rivista dell’Associazione Italiana Formatori, un articolo di Daniele Barbieri: Condurre l’attenzione. Tecnologie di presentazione e lezione frontale.
Non condivido totalmente l’impostazione data all’articolo, ma devo dire che ci sono spunti interessanti e ben documentati.
In particolare, mi pare notevole la lista delle possibili funzioni assolte dalle slides e dagli altri supporti di cui una lezione frontale può fare uso: visivi, verbali, sonori, audiovisivi.

Ecco la lista (che lo stesso autore definisce “aperta”) di funzioni che questi supporti possono ricoprire:

  • Funzione di focalizzazione: serve per marcare (attraverso l’apparizione per iscritto) i concetti fondamentali della lezione, per facilitare comprensione e memorizzazione.
    Gli errori possibili nell’uso di questo tipo di funzione sono la proliferazione (troppi punti posti all’attenzione) e quello di sbagliare il bersaglio (porre all’attenzione i punti sbagliati)
  • Funzione di diagramma: serve per mostrare un concetto in maniera diversa o migliore rispetto a quanto lo si potrebbe fare attraverso la spiegazione verbale.
    Errori da evitare: pensare che un diagramma spieghi da solo il concetto.
  • Funzione di esemplificazione: serve per agganciare la teoria astratta con la sua applicazione attraverso un esempio, che permette di percepire i concetti come qualcosa di diverso da semplici astrazioni.
    Errore da evitare: naturalmente, utilizzare cattivi esempi.
  • Funzione di richiamo all’autorità: serve (come l’esemplificazione) a confermare il concetto, ma in questo caso aumentandone la credibilità attraverso la citazione, e, quindi, il richiamo all’autorità.
    Errore da evitare: un uso eccessivo di richiamo all’autorità fa perdere credibilità al docente.
  • Ostentazione di un oggetto di analisi: consiste nel mostrare l’oggetto di cui si sta parlando, in modo che chi ascolta possa essere facilitato nel seguire l’esposizione. In questo senso, si tratta di un caso particolare di esemplificazione.
  • Funzione di dialogo: serve ad instaurare un dialogo (utilizzando delle domande poste, ad esempio, sulle slides) con i partecipanti, o a rendere più interessante la lezione attraverso un meccanismo di domanda / risposta.
  • Funzione di cornice o siparietto: serve da stacco tra un argomento e l’altro, nel suoi minimi termini può consistere in una slide che riporta il titolo dell’argomento che si sta per affrontare.
    Errore da evitare: dare un ruolo eccessivo ai siparietti, che non devono essere protagonisti, ma elementi di cornice.
  • Funzione tensiva di sfondo: significa utilizzare un’animazione o un audiovisivo facendovi accadere qualcosa che induce lo spettatore ad aspettarsi una risoluzione. L’animazione serve, quindi, a mantenere la tensione, dovuta al tentativo di comprendere perchè chi parla permette che scorra alle sue spalle qualcosa che non appare direttamente collegato al suo discorso. Naturalmente (ed è un errore non farlo) prima o poi è necessario che ciò che accade sullo sfondo trovi giustificazione nel discorso del docente.

Mi pare una lista approfondita.
Magari, pensandoci, a voi o a me verranno in mente altre possibili funzioni…
Nel frattempo, queste vanno ad arricchire il mio prossimo corso di public speaking.

Update: in questo post ho aggiunto un paio di funzioni che mi paiono interessanti

 


Sul tema del public speaking e di come costruire una strategia di comunicazione in pubblico ho scritto un libro: Il design delle idee (Egea Editore). Più informazioni qui