Potere, intenzione, interesse
Quando, in aula, si parla di leadership, quasi inevitabilmente si finisce per affrontare l’argomento del potere (in azienda e nelle organizzazioni). Si fa sempre fatica a trarne qualcosa di positivo e utile, forse per i connotati negativi che si accompagnano a questo termine. Mi aiuto, allora, cercando di oggettivare il termine, e di darne una definizione il più utile possibile. Il mio maestro di Scienza della Politica, il compianto Mario Stoppino, definì il potere come
“una causazione sociale intenzionale o interessata”
Per dirlo in maniera più distesa:
Come fenomeno sociale, il potere è […] un rapporto tra uomini. E si deve subito aggiungere che si tratta di una relazione triadica. Per definire un certo potere, non basta specificare la persona o il gruppo lo detiene e la persona o il gruppo che vi è sottoposto: occorre anche determinare la sfera di attività alla quale il potere si riferisce, o sfera del potere. La stessa persona o lo stesso gruppo può essere sottoporto a più tipi di potere relativi a diversi campi. […]
Quando la capacità di determinare la condotta altrui viene messa in atto, il potere da semplice possibilità si trasforma in azione, nell’esercizio del potere. Sicché possiamo distnguere tra il potere come possibilità, e il potere effettivamente esercitato, o potere attuale. Il potere attuale è una relazione tra comportamenti. Esso consiste nel comportamento di A (individuo o gruppo) diretto a modificare la condotta di B (individuo o gruppo) o tale da modificare la condotta di B nell’interesse di A; nel comportamento di B, in cui si concreta la modificazione della condotta voluta da A o corrispondente all’interesse di A; nonché nel nesso intercorrente tra questi due comportamenti.
Mario Stoppino, Potere e teoria politica, 1982
Definito in questo modo, il potere è una relazione tra comportamenti, spinta o dall’intenzione (modificazione della condotta di B voluta da A) o dall’interesse (modificazione della condotta di B nell’interesse di A).
Mi sembra che questa distinzione tra intenzione ed interesse sia davvero intrigante, e rappresenti una chiave di lettura per molte dinamiche tipiche delle organizzazioni.
Cito di nuovo Stoppino:
Se vogliamo allargare la nozione di potere al di là della causazione sociale intenzionale, e cerchiamo un punto di riferimento per tracciare un nuovo confine, dobbiamo guardare al concetto di interesse. Diremo allora che A esercita potere su B quando con un comportamento a causa intenzionalmente un comportamento b di B; oppure quando con un comportamento a causa non intenzionalmente un comportamento b di B e ha contestualmente un interesse per il comportamento b. Più specificamente, in relazione al discorso fatto fin qui, i rapporti che intercorrono tra interesse, intenzione e potere possono essere riassunti schematicamente nel modo seguente. L’interesse di A può esprimersi in un’azione che provoca intenzionalmente il comportamento b di B (esercizio deliberato di potere); oppure può accompagnare un’azione di A che provoca in modo non intenzionale il comportamento b di B (rapporti di potere ipotizzati da White, caso dell’imitazione o del contagio del comportamento); oppure, in quanto si palesa in condotte e atteggiamenti di A conosciuti direttamente o indirettamente da B, può provocare il comportamento b di B, il quale si attende in tal modo di evitare delle reazioni spiacevoli o di ottenere delle reazioni piacevoli da parte di A (potere operante attraverso le reazioni previste).
Quanto spesso accade, nelle organizzazioni, che le relazioni di potere siano determinate più dagli interessi che dalle intenzioni?
Quali conseguenze ha questo fatto sulla leadership e sull’esercizio della leadership?
I leader sono consapevoli del fatto che determinano (e/o possono determinare) dei comportamenti non soltanto attraverso le loro intenzioni, ma anche attraverso i loro interessi?
Mi sembrano domande fertili da cui partire per parlare (in aula e fuori) di leadership e potere.
Sono un po’ complicati questi ragionamenti, me li stampo. sono anche validi spunti per una riflessione. grazie per il pensiero. da parte mia invece, ritengo importante fare un po’ di autocritica. il torto non sta mai da una parte sola. voglio stare a posto con me stessa. ciao
Dunque, mi è capitata una cosa completamente inaspettata. giovedì dovrò parlare in pubblico, anche a persone esterne alla mia amministrazione. E siccome so che sei un esperto…l’argomento è "la carta del Servizio" mi piace, ci credo. penso di dovermi concentrare sull’obiettivo, sto tranquilla perchè in sala c’è una persona che conosco bene e preparerà il "terreno". sto pensando di leggere il discorso, ma se me la sentirò, vorrei parlare a braccio, è ovviamente molto più efficace. e’ superfluo che ti spiego chi sono, l’avrai capito senz’altro dai commenti che lascio. ho un timore: dalla bocca, uscirà la voce in modo chiaro e comprensivo ? ciao, grazie
non so quanto spesso accade che le relazioni di potere siano determinate dagli interessi se questa domanda implica il doversi esporre con una previsione di frequenza. Probabilmente maggiormente sono conosciuti gli interessi della leadership e maggiori potenzialità nei rapporti con la base essa ha, maggiore saranno i rapporti di potere determinati dagli interessi. dei rapporti del genere faranno si che la leadership non debba intervenire ripetutamente sula base, essa dovra soltanto controllare la cultura organizativa e intervenire in situazioni “anomale”, allora la leadership sara forte in quanto forte a cultura che trasmette negli individui dell’ organizzazione.
@tunzo
Grazie per il tuo commento.
Credo, in ogni caso, che da parte dei leader ci debba essere la consapevolezza di questo meccanismo. Questo perché la loro comunicazione deve dominare non soltanto la sfera delle intenzioni, ma anche la sfera degli interessi.
Interessante, a me vengono in mente i momenti in azienda o in politica e spesso anche nello sport (!), dove le scelte vengono fatte in base ad interessi piuttosto che ad intenzioni/obiettivi. Esempio classico la scelta delle persone e degli “organigrammi”.