Repetita
Mercoledì ho passato la mattinata con le mie due bimbe (6 e 4 anni, Letizia e Giulia).
Ore 10: visita alla biblioteca, per riportare i libri per bambini presi in prestito un mese fa.
Ce li siamo letti almeno 20 volte.
Ritiro di nuovi libri, che saranno le favole della buonanotte per il prossimo mese.
Tra un migliaio di volumi, hanno preso la loro decisione in meno di tre minuti.
Dei sei libri scelti (tre a testa), cinque li avevamo già presi in prestito due o tre mesi fa. Uno è nuovo, ma la protagonista (Clotilde, per la cronaca) l’abbiamo già incontrata in altri tre libri.
Tutto questo mi ha ricordato alcune pagine di The Tipping Point, di Malcolm Gladwell.
Si parla di "Blue’s Clues", un programma televisivo per bambini, e dell’importanza della ripetizione nel processo di apprendimento:
La seconda cosa che "Blue’s Clues" ereditò da "Sesame Street" fu l’idea della ripetizione, un aspetto che aveva affascinato i pionieri della CTW (Children’s Television Workshop).[…]
Un adulto considera noiosa la ripetizione costante, perché richiede di rivivere all’infinito la stessa esperienza. Per i bambini in età prescolare, invece, non è così, perché ogni volta che guardano qualcosa vivono un’esperienza completamente diversa. […]
"Blue’s Clues" è essenzialmente un programma costruito intorno a questo effetto. Anziché trasmettere i nuovi episodi uno dopo l’altro e poi riproporne le repliche in seguito, come avviene in ogni altro programma, la Nickelodeon trasmetteva lo stesso episodio per cinque giorni consecutivi, dal lunedì al venerdì, prima di passare a quello successivo.[…]
"Se pensate al mondo dei bambini di quell’età, vi renderete conto che sono circondati da un sacco di cose che non capiscono, perché sono nuove per loro. La spinta propulsiva per un bambino in età prescolare, quindi, non è la caccia alla novità, come nel caso dei bambini più grandi, ma la ricerca di qualcosa di comprensibile" afferma Anderson. "Quanto ai più piccoli, la ripetizione è davvero preziosa; essi, addirittura, la esigono. Quando vedono un programma per un numero infinito di volte, non solo lo capiscono sempre meglio, il che conferisce loro una sorta di potere, ma credo che si sforzino di prevedere quello che sta per accadere, perché soltanto in questo modo provano un vero e proprio senso di affermazione e di autostima".[…]
Ci penserò, mentre rileggerò per la 54a volta "Clotilde elegante".
hai proprio ragione nell’intepretare il senso della ripetizione che hanno i bambini. anch’io, ne ho due, 16 e 7 anni, e cerco di educarle ad andare in biblioteca, è bello poter conservare un libro che rimane tuo per sempre, che puoi prestare, ma penso che bisogna insegnare loro che la cosa più importante di un libro, dopo che l’hai letto, è quellao che ti rimane dentro, non il possederlo.
Credo che la tua "bambina" di 16 anni, se ti sentisse chiamarla così, non ne sarebbe contenta ;-)Mi pare che internet stia cambiando il nostro rapporto con la lettura e con i libri. L’informazione, per essere disponibile, non deve essere più necessariamente "posseduta" fisicamente.Rifkin l’ha chiamata "L’era dell’accesso".
Molto utile questa repetita del libro di Gladwell che ho letto e riletto con piacere…
Anche agli adulti serve
🙂