Emozioni e decision making
Che la nostra pancia voglia prender parte (a volte a scapito della nostra testa) nei processi decisionali è sentire comune.
Ma c’è un esperimento condotto dall’équipe diretta dal neurologo Antonio Damasio che ci racconta qualcosa di molto interessante. Ne parlano sia Malcolm Gladwell in Blink, sia Cordelia Fine in Gli inganni della mente. Ecco come lo descrive quest’ultima:
Uno dei temi più recenti e attuali in psicologia riguarda il potere che le emozioni esercitano sulle nostre scelte, persino su quelle che, verrebbe da pensare, richiedono notevoli calcoli mentali e misurazioni accurate. L’esperimento che ha suscitato grande interesse nei confronti del potere dei sentimenti impiegava un gioco d’azzardo per simulare in laboratorio la complessa e indeterminata miscela di rischi e vantaggi che le nostre scelte quotidiane comportano. I ricercatori hanno chiesto ai volontari di selezionare delle carte, più e più volte, scegliendole da uno qualsiasi dei quattro mazzi che avevano di fronte. I volontari non avevano ricevuto molte informazioni sui mazzi: sapevano soltanto che alcuni funzionavano meglio di altri. Quando scoprivano una carta, scoprivano anche se avevano guadagnato o perso punti. Due dei mazzi facevano totalizzare punteggi elevati, ma, ogni tanto, causavano drammatiche perdite. Nell’insieme, se ne deduceva che era meglio evitarli. Gli altri due mazzi, invece, alla lunga si rivelavano più vantaggiosi, poiché determinavano vincite meno eclatanti ma anche perdite meno devastanti. Mentre i volontari erano impegnati nel gioco, i ricercatori registravano le loro reazioni emotive misurando le risposte della “conduttanza epidermica”, termine garbato che indica quanto un soggetto sta sudando. […]
Lo schema delle vittorie e delle sconfitte era troppo complesso perché i volontari riuscissero a calcolare quali erano i mazzi migliori. Eppure, alla fine dell’esperimento, quasi tutti i partecipanti sceglievano le carte dai mazzi vincenti, poiché avevano affinato un “sesto senso” che suggeriva loro quale mazzo evitare. Di per sé, non è un fatto particolarmente straordinario. L’aspetto alquanto singolare era un altro: sembrava che le dita sudate dei volontari calcolassero qual era il mazzo da evitare prima ancora del loro cervello. Nella fase precedente all’intuizione, mentre i volontari stavano ancora scegliendo le carte in modo casuale, i valori della loro conduttanza epidermica si impennavano un attimo prima che essi scegliessero una carta da un mazzo perdente. Solo dopo aver iniziato a manifestare queste scosse emotive di preavviso, i volontari riuscirono a sviluppare la capacità di percepire a livello epidermico che avrebbero dovuto evitare quei mazzi.
Il dominio che queste sensazioni viscerali esercitano sul nostro comportamento divenne palese quando i ricercatori sottoposero allo stesso gioco d’azzardo un paziente che aveva subito una lesione a carico di parte della corteccia prefrontale (il lobo prefrontale ventro-mediale). Costui, che chiameremo con le iniziali EVR, in passato era stato un uomo d’affari di successo, oltre che marito e padre felice, finché in una regione della sua corteccia prefrontale si era sviluppato un tumore che aveva richiesto l’asportazione chirurgica. Subito dopo l’intervento, l’attività professionale e la vita personale di EVR erano andate a gambe all’aria a causa di una bizzarra incapacità di prendere decisioni.
Anche gli acquisti più semplici, come comperare un rasoio o scegliere una marca di shampoo, richiedevano uno snervante confronto fra prezzi e qualità. […]
E quando riusciva a prendere delle decisioni, si trattava quasi sempre di decisioni sbagliate.
La stessa Cordelia Fine ci racconta che EVR non aveva alcun problema a generare una serie di soluzioni alternative del tutto ragionevoli e assennate, ma, come egli stesso ammetteva, non aveva la più pallida idea di quale tra queste soluzioni avrebbe scelto nel momento in cui si fosse trovato a dover decidere davvero.
Come dire che anche la conoscenza più completa e la più acuta razionalità, quando non si accompagnano ad una “conoscenza emotiva”, non ci sono di nessuna utilità nemmeno nelle scelte più banali.
Caro Luca,Ancora una volta ci fai leggere qualcosa di veramente interessante. É bello vedere che alla fine dei salmi la psicologia e la ricerca più avanzata si avvicinano sempre di più al senso comune. Che le emozioni giochino un ruolo importante è storia notoria e, se mi permetti, vecchia quanto il mondo. Non per niente, quando Abramo decide di sacrificare Isacco non obbedisce forse ad una passione?Di "intuito" e passioni è piena la storia dell’uomo, anche in casi veramente ordinari. Tanto per dirne uno, un giorno mio padre per strada prese un settimanale di annunci economici gratis, semplicemente decise di farlo. Gli cadde di mano e gli si aprì su una pagina.Adesso vivono nella casa che hanno trovato grazie a quella pagina.La mente guida, affina delle antenne che cercano il segnale.Su questo proposito "La mente estesa" di Sheldrake è veramente un bel testo per chi ne vuole sapere di più.Ancora grazie, Nicola
Grazie Nicola, per il commento e per il consiglio di lettura… non mancherò!
Interesante. Anch’io ho riscontrato una cosa nei test preselettivi fatti ai concorsi. se una risposta la conosco ovviamente è bene azionare la memoria razionale, ma quando sono indecisa la prima risposta che mi viene da dare istintivamente è poi quella giusta. ciao Luca ci sentiamo, Silvia
Penso che il tuo articolo sia molto interessante.Grazie
Grazie Giovanni e Silvia. In realtà, ad essere interessanti sono i recenti sviluppi delle scienze cognitive!
ciao i tuoi imput mi sembrano interessanti anche se partono da una base conosciuta. Devo fare una tesi sul ” problema della soluzione” hai qualche testo da consigliarmi e qualche riflessione da suggerirmi? grazie a presto ….spero.
Grazie Clara
Mi puoi dare qualche elemento in più circa la tua tesi?