Tempo e relazioni

Su Vox, un interessante articolo circa le abitudini sociali.
Le persone, vi si sostiene, hanno meno amici e li visitano meno spesso che in passato.
Ad una prima analisi, molti potrebbero sostenere che il motivo risiede nel fatto che passiamo più tempo in attività lavorative, e che questo tempo viene sottratto alle amicizie.
In realtà, recenti ricerche hanno mostrato che non esiste una correlazione tra tempo passato al lavoro e tempo passato nelle relazioni sociali. Il vero momento di scelta pare essere legato alle modalità con cui si svolge l’interazione sociale.
In particolare, al crescere dell’età e del grado di istruzione, cresce la partecipazione ad attività che implicano un impegno (associazioni, gruppi culturali, eccetera), mentre decresce il numero di visite fatte ad amici e parenti.
Una possibile spiegazione, data dagli autori, è che la maggiore istruzione porti una maggiore attenzione verso la “produttività” del tempo. Anche del tempo libero.
In questo senso, l’istruzione rende più attraente un’attività che implica partecipazione diretta ed impegno rispetto alla visita ad un amico.

Detta così, pare che l’istruzione porti le persone, anche nel tempo libero, ad essere più “orientate al compito” piuttosto che “orientate alla relazione”. Non mi pare una conclusione da prendere alla leggera. Che ne pensate?

 

4 commenti
  1. fradefra dice:

    Io farei però un distinguo sul concetto di istruzione e di profilo.Vero è che aumentando il profilo ed il livello di istruzione, può aumentare il filtro sulle amicizie, però credo che persone intelligenti sappiano che le relazioni sono utili in sé.Da sempre punto sulle relazioni, non come fatto professionale, ma anche stimolo di vita. Andare a teatro non ha senso, se poi si fa solo quello. Credo che una pizza sia altrettanto importante, come una cena con amici o una birra con un fratello.A volte, mi viene da pensare che si cerchi quasi una scusa per non impegnarsi in quello che in realtà è un fattore di stress, anche se gradito. Cioè, non possiamo nascondere che relazionarsi significhi stress. Persino organizzare un happy hour (lo sto facendo per questa sera), lo è.

  2. Sara dice:

    Forse è un modo per mantenere riservato il nostro io… come dire, preferisco andare agli incontri del caffè letterario a discutere copiosamente del contesto culturale dei giorni nostri piuttosto che prendermi 1 oretta con un amico… con cui sicuramente mi troverò a parlare della mia vita… potrebbe essere?

  3. silvia dice:

    Penso che questa ricerca abbia fatto un’analisi molto puntuale. Noi frequentiamo vari amici, per lo più laureati, ma non solo. Sono quasi sempre io a cercarli a telefonare, ad organizzare qualcosa a casa nostra, per esempio per il capodanno o altro. sinceramente lo faccio perchè per me gli amici sono come una ricarica. confrontarmi con loro ridimensiona molto i miei problemi quotidiani, visto che vedo che gli altri stanno come me o peggio di me. gli amici che frequento mi risulta hanno pochi incontri con altri amici. le coppie vivono abbastanza rintanate. Nel nostro gruppo ciò è accaduto dopo che sono nati i figli. era difficile conciliare i bisogni di tutti, le frigne dei bambini, gli orari del sonno, le riunioni diventavano una gran confusione se eravamo più di una coppia. così abbiamo perso l’abitudine a frequentarci. poi è iniziata la fase delle feste di compleanno degli amichetti per il fine settimana. io non le sopporto. sono uno spreco e ci fanno perdere le relazioni con le amicizie importanti, quelle che poi restano. però se alla piccola non faccio almeno la festa a casa si sente fortemente discriminata. io e mio marito abbiamo fatto gli animatori alle feste delle nostre figlie. una stancata. Tornando alle relazioni amicali, ritengo, come nella ricerca, che le persone tendono ad impigrirsi, ad essere egoiste (organizzare qualcosa comporta un notevole impegno). E’ un’aspecie di selezione naturale. quindi stringi stringi i veri amici sono proprio pochi. ciao Luca

  4. Luca Baiguini dice:

    Commenti davvero molto interessanti.Grazie.Credo che la provocazione più forte stia nel fatto che la percezione di un maggior valore del nostro tempo ci porti a privilegiarne una visione utilitaristica. Il che mi pare abbastanza tipico della nostra cultura.In realtà, come giustamente sottolinea Francesco, le persone intelligenti sanno che le relazioni sono utili in sè, anche per migliorare davvero la qualità del nostro tempo.

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