Leader senza scrupoli
Su Job24 (Il Sole 24 ore) di oggi, un’intervista a Pier Luigi Celli circa il suo ultimo libro: Comandare è fottere.
Ecco come riassume il suo pamphlet:
In soldoni è un po’ un’avvertenza per le nuove generazioni. Guardiamoci negli occhi. Nella maggior parte dei casi, “fare carriera” vuol dire travolgere gli altri e non curarsi di loro. Bisogna stare attenti a voler fare carriera a tutti i costi, pagando prezzi molto elevati. Rischi di arrivare a fare un esame di coscienza, un punto della situazione dove capisci che, a forza di fregare gli altri, ti sei rovinato con le tue stesse mani. Qualche volta bisognerebbe avere il coraggio di fare ammenda…
E un altro passaggio interessante, a proposito di modelli standard di comportamento:
Quello classico è crescere all’ombra di qualcuno. Fino ad “ammazzare il padre”. Il secondo esempio, e ce ne sono tanti nel made in Italy, è non sapersi ritirare. Cioè voler a tutti i costi prolungare la propria vita professionale, per esempio circondandosi di “yesmen”.
Che si sia d’accordo o meno, questo si chiama parlar chiaro e non girarci attorno.
E voi, che ne pensate?
Mors tua, vita mea, dicevano i latini e, per quanto mi riguarda, sono assolutamente d’accordo. In ambito professionale niente sconti tanto gli altri non ne farebbero a te.
Ciao
Ari
nel mio lavoro ho creato una rete, un network professionale con cui da anni mi confronto, do e ricevo aiuto.
punto sul lungo periodo. da 15 anni il sistema produce ottimi risultati. quindi non cambio. etica e correttezza per ora sono premianti.
speriamo che la crisi non inasprisca i rapporti accentuando le spinte competitive. ma ho fiducia
@ Ari
Innanzitutto, benvenuta, e grazie per il tuo commento.
Credo che la provocazione di Celli (ma dovrei leggere il libro per comprenderla fino in fondo) stia nel segnalare la grande difficoltà nel conciliare carriera e attenzione agli altri. Quindi (@ Riflessioni di un commercialista) se ci si riesce, bravi! Con l’attenzione al fatto che le crisi esasperano i comportamenti egoistici.
Comunque, l’argomento merita approfondimenti. Ci penserò su…
tutto dipende dal valore che i capi, i vertici di una amministrazione attribuiscono ai comportamenti. Se i capi dimostrano di premiare chi è competitivo e senza scrupoli le persone, per la maggior parte si adeguano, chi non lo fa, mantiene un’etica, effettivamente è fregato. ma alla fine i conti tornano e chi frega è sempre fregato. Oggi ho scritto per il sindacato una breve relazione sui criteridi valutazione in base ai quali il personale dei comparto Ministeri dovrà essere valutato. ho inserito proprio queste specifiche, di attribuire un punteggio a chi è collaborativo, insegna il lavoro ai nuovi, sostituisce nei compiti i colleghi assenti o impegnati in qualcosa di urgente. altrimenti, se ognuno è responsabile solo dei compiti assegnati, penso che si rischi una concentrazione ossessiva sui propri compiti e si perda la visione d’insieme e il dare/chiedere contributi. un’organizzazione non è la somma algebrica di tante competenze, è qualcosa di un po più complesso. ciao Luca
ps: lo sai che mi è capitato di fare un altro intervento ad un piccolo convegno ? ero li solo per ascoltare, ma gli argomenti si sono mossi in una certa direzione e sapevo una cosa che era veramento il momento giusto per dirla. così, senza premeditazione, ho alzato la mano per intervenire nel dibattito.
Non vedo l’ora di essere assunta nel nuovo posto di lavoro e spero di fare bene il mio mestiere.
@ Silvia
Un grande, sentito “in bocca al lupo”