Obiettivi ben formati

Un nuovo basic, che questa volta ha a che vedere con il goal setting, più precisamente con il tema degli obiettivi ben formati.

Obiettivi S.M.A.R.T.

Le teorie sulla costruzione di obiettivi ben formati sono parecchie.
La più famosa è quella secondo cui gli obiettivi che poniamo a noi stessi o ad altri dovrebbero essere “S.M.A.R.T.“.


L’acronimo (per la verità se ne trovano interpretazioni diverse a seconda dei testi) in genere sta per:

Specific (specifico): cioè definito in termini concreti e chiari
Measurable (misurabile):
cioè definito in termini di risultati osservabili
Agreed (concordato):
cioè condiviso da tutti gli attori in gioco
Realistic (realizzabile):
cioè raggiungibile tenendo conto di quali sono i vincoli e quali le risorse (la lettera R spesso sta per Relevant, pertinente)
Time-bound (tempificato):
il cui raggiungimento deve avvenire entro un tempo determinato.

Gli obiettivi ben formati secondo Dilts

In realtà, io preferisco (ed utilizzo nei miei corsi sul time management, nei quali dedichiamo una quota rilevante di risorse proprio al tema degli obiettivi e del goal setting) la definizione di Dilts di obiettivo ben formato, per un motivo che spiegherò.

Secondo questa definizione gli obiettivi sono tanto meglio formati quanto più:

  1. Sono espressi in positivo
  2. Il loro raggiungimento è verificabile (anche sensorialmente)
  3. Sono realizzabili autonomamente
  4. Preservano gli effetti positivi della situazione attuale
  5. Sono contestualizzati in modo appropriato

Vediamo in dettaglio queste caratteristiche:

Sono espressi in positivo
La nostra mente non processa in maniera immediata la negazione.
Questo significa che esprimere un obiettivo in termini di negazione (Non voglio… Voglio evitare di…) significa focalizzare la propria attenzione proprio nella direzione di ciò che si vuole evitare.

Il loro raggiungimento è verificabile sensorialmente
Stabilire un obiettivo può diventare utile soltanto nella misura in cui si ha la concreta possibilità di percepire e valutare i propri progressi mentre si sta tentando di realizzarlo, e di percepire il fatto di averlo finalmente raggiunto.
Ci dobbiamo, quindi, chiedere: “In che modo avrò la dimostrazione di aver raggiunto l’obiettivo (o una tappa intermedia)?”

Sono realizzabili autonomamente
Un obiettivo è tanto meglio formato quanto più la realizzazione dello stesso è possibile con le risorse interne alla persona o al gruppo, e non dipende da fattori esterni non controllabili o influenzabili.

Preservano gli effetti positivi della situazione attuale
La situazione attuale con tutta probabilità porta con sé degli effetti positivi.
Spesso, quando l’effetto positivo non viene tenuto concretamente in considerazione nella definizione dello stato desiderato, le persone e le organizzazioni assumono dei comportamenti sostitutivi che diventano problematici.

Sono contestualizzati in modo appropriato
Molto spesso le persone e le organizzazioni esprimono i loro obiettivi in forma di assoluti o di “quantificatori universali”. In questi casi, si assume di voler realizzare quel risultato in tutti i contesti e in tutte le circostanze, quando invece, nella realtà, il vecchio comportamento potrebbe rivelarsi utile ed efficace in alcune situazioni e, al contrario, quello desiderato può risultare inappropriato e problematico in altre. Per contestualizzare in maniera appropriata l’obiettivo ci si deve, dunque, chiedere: “Qualcun altro o qualcos’altro potrebbe essere influenzato dal raggiungimento dell’obiettivo? A quali condizioni vorresti che questo obiettivo venisse raggiunto e a quali condizioni vorresti che non venisse raggiunto?

La mia preferenza rispetto a questo modello ha a che vedere con il fatto che, una volta analizzato un obiettivo con questa lente, esiste la possibilità concreta di prevedere quali saranno le difficoltà che si incontreranno sulla strada verso il raggiungimento dell’obiettivo.
La mancanza o carenza di una di queste caratteristiche, infatti, genera problemi specifici ed individuabili.

  1. Se un obiettivo non è espresso in positivo, il problema è lo scarso coinvolgimento delle risorse inconsce verso la realizzazione dell’obiettivo stesso
  2. Se il suo raggiugimento è difficilmente verificabile sensorialmente, il problema che si può generare è quello di continuare a perseguire obiettivi che si sono già raggiunti, spesso per eccessivo perfezionismo.
  3. Se non è realizzabile autonomamente, ci si può trovare nella situazione di aver fatto tutto per bene, ma di non aver raggiunto l’obiettivo (visto che il successo non dipendeva in maniera fondamentale dalla nostra azione).
  4. Se non preserva gli effetti positivi della situazione attuale, certamente dovremo affrontare dei sabotatori (interni o esterni): si tratta di coloro che traggono dei vantaggi dagli effetti positivi della situazione attuale
  5. Se non è contestualizzato in modo appropriato, la realizzazione dell’obiettivo in realtà potrebbe generare un problema più grande di quello che è andato a risolvere e per cui l’obiettivo è stato posto.

Nei corsi sul time management invito gli allievi ad analizzare i loro obiettivi e a costuire un vero e proprio radar-chart  misurando per ciascun ramo l’aderenza dei loro obiettivi alle caratteristiche elencate qui sopra.
Dove vengono individuate aree di debolezza, lì probabilmente nasceranno i problemi sulla via della realizzazione dell’obiettivo. E questo modello ci dà un’idea di quali tipi di problemi ci troveremo probabilmente ad affrontare.

 

Gli altri post della rubrica Basics sono qui

 

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