The ten habits of high effective trainers
In questo post vi ho chiesto i vostri suggerimenti per delineare le caratteristiche di un formatore eccellente.
I contributi sono stati davvero profondi.
Ecco le caratteristiche che ne ho tratto (alla fine sono dieci). Naturalmente, se qualcosa è ancora da aggiungere o modificare, ogni ulteriore commento è il benvenuto.
Caratteristiche di un formatore efficace
- Integrità e congruenza.
Senza queste caratteristiche qualsiasi azione formativa incontra ostacoli insormontabili in termini di resistenza al cambiamento.
E credo che di questa integrità faccia parte anche la convinzione che ogni persona e organizzazione possiede e porta con sè le risorse di cui ha bisogno per realizzare il meglio di sè. - Capacità di creare dei percorsi di crescita
L’azione formativa non si esaurisce nel momento dell’esperienza formativa.
Un formatore efficace crea un vero e proprio “ambiente di apprendimento” disponibile nel tempo. - Capacità di coinvolgere sia a livello cognitivo che a livello emotivo
Le teorie sul cambiamento insegnano che quando il cambiamento deve avvenire a livelli di pensiero elevati (valori e convinzioni, identità, livello spirituale), la comunicazione non può esimersi dal toccare aspetti emotivi e dall’utilizzare strumenti adeguati (simboli, metafore, storie). - Capacità di “tagliare l’abito su misura”, di personalizzare e contestualizzare i contenuti
In questo senso, il formatore efficace è più interessato alle persone che alle slide, alle case histories, agli esercizi.
E sa raccogliere e valutare il feedback. - Ha in mente un obiettivo chiaro nel fare formazione.
E questo obiettivo è espresso in termini di cambiamento atteso negli allievi. - È flessibile.
Non proietta il suo stile formativo, ma agisce sulla base dei diversi stili di apprendimento. - Gestisce con equilibrio le leve dell’orientamento al compito e quelle dell’orientamento alla relazione, sulla base dell’obiettivo e della tipologia di aula che si trova di fronte.
- Sa costruire e gestire alleanze in modo da neutralizzare i “seminar killer”
- Sa convivere con le zone grigie e gestire la complessità.
Non ragiona per ricette e non teme di affrontare le inevitabili complessità che un gruppo o un’organizzazione si trovano ad affrontare. - Sa indirizzare ciò che accade durante un processo formativo per i propri obiettivi.
Accoglie ogni accadimento come una risorsa da sfruttare piuttosto che come un problema da debellare.
Che ne dite?
C’è qualcosa aggiungere, togliere, modificare?
Grazie ancora a tutti per il vostro contributo.
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