Impegno mantenuto

Un mese fa avevo assunto con voi un impegno: scrivere 20 post nell’arco di un mese (ricordate l’articolo “Tentazioni e autocontrollo“?).
Oggi è il 10 novembre, data di scadenza dell’impegno, e questo è il ventesimo post.
Impegno mantenuto, dunque.
A quanto pare la socializzazione dell’obiettivo ha funzionato.

Un paio di considerazioni in calce a quanto accaduto.

Primo
Come potete notare, per mantenere il mio impegno ho dovuto imprimere una notevole accelerazione al mio ritmo di scrittura in questi ultimi giorni (sette articoli negli ultimi quattro giorni).
La socializzazione dell’obiettivo, quindi, non ha impattato sulla mia tendenza a procrastinare (già Alessandro, nei commenti al post precedente, sottolineava come tentazioni e procrastinazione, seppure dominati da meccanismi simili, siano due processi per molti aspetti diversi).

Secondo
Per mantenere l’impegno ho pubblicato degli articoli secondo un processo ben diverso rispetto al mio solito. Normalmente, infatti, scrivo un articolo, lo lascio “riposare” per uno o due giorni, poi lo riprendo, lo completo e lo pubblico.
In questi ultimi giorni, invece, proprio perché avevo la necessità di produrre un numero considerevole di post in poco tempo, ho pubblicato di getto (so che me ne pentirò e dovrò tornare su alcuni articoli).
L’effetto combinato di procrastinazione e socializzazione dell’obiettivo ha sicuramente impattato sulla qualità di quanto scritto negli ultimi giorni (quest’ultima affermazione è anche un modo per mettermi al riparo…).

Sarei anche curioso di sapere come è andata a Raffaele, che, nei commenti al post precedente, si era impegnato a ridurre alla metà la spesa per cioccolata, caffè, cornetti, gelati, bibite, pranzi fuori, ecc.
Se ci sei, batti un colpo!

Che ne dite?
Tutto questo vi suggerisce qualcosa?

4 commenti
  1. Mauro Boselli dice:

    Impegno? Come la mettiamo se Lei lavorasse come venditore per un’azienda dove accentrano il potere, sono fra i più cari, qualitativamente mediocri e nessuna intenzione di crescere?
    La colpa è mia che non mi impegno a vendere o forse è l’azienda che devo cambiare?.
    E per evitarci il solito c’è sempre qualcosa di buono, basta tirarlo fuori non è questione di target o strategie commerciali sbagliate mie ( i Clienti mi hanno detto che ordinano perchè ci sono io ).
    Prezzi alti ( buona parte dei Clienti pagano meno ), qualità mediocre, consegne lunghe, potrei continuare all’infinito.
    Allora? E’ solo questione d’impegno, di crederci o altre amenità simili? Come convincersi che puoi vincere un G.P. di F1 correndo con una 500 su dai siamo seri.
    E per chi si chiede cosa ci faccio ancora nell’azienda, si chieda se forse non essendo garzone di bottega probabilmente è più difficile ricollocarsi.
    Ed in tempi di crisi ancora di più ( le proposte non mancherebbero ma come solito nelle Aziende sono convinte che le persone non fanno la differenza ).
    Non è questione di sporcarsi le mani e accettare posizioni più basse anche pagate meno.
    Luca che mi dici?

  2. Raffaele Ciruolo dice:

    Veramente sono riuscito a mantenere il mio impegno solo parzialmente: ho ridotto queste spese fino a circa due terzi.
    Comunque lo considero già un buon risultato 🙂 : fra un po’ di tempo spero di arrivare alla metà.
    Il metodo funziona, ma la carne è debole 🙂 .

  3. Luca dice:

    Grazie a tutti per i vostri commenti.
    Cerco di rispondere:
    @Riflessioni di un commercialista
    Hai ragione, non dovrei sacrificare la qualità sull’altare della quantità. In effetti, si trattava di un piccolo esperimento limitato nel tempo, per valutare l’impatto della socializzazione degli obiettivi sulla tentazione della pigrizia.
    @ Raffaele
    Complimenti! Non so se dirti di insistere, visto che tra i miei clienti ci sono fabbricanti di cioccolata, catene di ristorazione e bar, eccetera…. 😉
    @ Mauro
    La provocazione è davvero forte.
    In realtà, il senso di questo esperimento era ben più limitato, come ho illustrato più sopra in questo commento: valutare l’impatto della socializzazione degli obiettivi sulla tentazione. Ha, quindi, poco a che vedere con la situazione che ci hai illustrato tu. Sono d’accordo che lì l’impegno non è una ricetta sufficiente.
    Se dovessi esprimere un parere direi che l’unica prospettiva possibile è quella di passare da un atteggiamento reattivo ad uno proattivo (ponendosi domande del tipo: che cosa potrei fare di più o di diverso, o che cosa potrei smettere di fare per migliorare questa situazione?). Mi rendo conto, però, che sono parole che valgono poco se non si è vissuta la situazione.
    Un domanda provocatoria anche da parte mia: non è che proprio il fatto di confidare su venditori bravi come te sta portando l’azienda a “sedere sugli allori” dal punto di vista del prodotto e dei costi?
    Altri pareri?

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