Sebastiano Zanolli, le idee, la formazione

Sebastiano Zanolli ha rilasciato un’intervista per “Il sole 24 ore” di giovedì scorso.
Argomento: come uscire dalla crisi.
La ricetta di Sebastiano è, come sempre, centrata sull’uomo, sulle sue risorse, sulla sua capacità di trasformare la difficoltà in opportunità di crescita, la paura in risorsa interiore.
Il titolo dell’articolo dice molto: “Fuori dal tunnel con idee e formazione“.

Un paio di citazioni:

    […] vedo solo tanta paura di agire. Ma la paura c’è sempre prima dell’azione, mai mentre si agisce. […]
    Ora bisogna decidere: chi fa che cosa ed entro quando. E ricordarsi che è nei momenti di crisi che di norma viene fuori il meglio di noi.
    È in questi momenti che scopriamo nuovi talenti che non pensavamo di avere.
    […] ora contano i prodotti e i servizi di qualità. Il “made in” non salverà nessuno. Le idee invece sì. Per questo è strategica la formazione, perché nella vita si impara sempre.
    Poi bisogna leggere, sia su carta sia sullo schermo. Leggere romanzi, classici che danno cratività e permettono di formare nuovi modi, incrementare strategie di più largo respiro, fuggire dalla reazione ed entrare in azione.

Mi sembra un bel messaggio, specie per un lunedì mattino…

6 commenti
  1. Carlo Pasquali dice:

    Luca peccato che le Aziende fanno il contrario.
    Per esempio nel caso dei venditori sono capaci solo di proporre contratti che manco ad un precario farebbero ( non possono per legge ).
    Segnalatore o procacciatore d’affari solo a provvigioni bassissime con possibilità di rescindere i contratti, a volte neanche quelli fanno, in qualsiasi momento.
    Le persone sono disposte a rischiare, impegnarsi e dare il meglio; ma che ci siano Aziende che solo per il fatto di consentirti di lavorare quasi le dovresti pagare ( perchè se lavori solo a provvigioni i primi mesi hai solo costi che non ti pagano ) E’ ASSURDO.
    E non parlo solo di piccole Aziende.
    E poi le stesse Aziende buttano centinaia di migliaia di euro in fiere e pubblicità, che per loro stessa ammissione hanno una resa quasi vicina allo zero.
    Smettiamola di dire che le persone non hanno voglia di fare sacrifici, soprattutto quegli imprenditori, consulenti, commercialisti ed avvocati che non sanno la differenza fra chi fa tentata vendita di prodotti alimentari ( anche se ormai ne esistono pochi ) e un professionista capace di gestire vendite complesse e lunghe.
    Sarebbe ora di agire a livello istituzionale ( invece di concentrarsi su casi come Eluana, manco fosse l’unico problema in Italia ) per porre mano a contratti che chiamarli da “raccoglitori di cotone” è poco.
    Che dici?

  2. Carlo Pasquali dice:

    Luca il fatto che non rispondi alla mia domanda ( essendo tu imprenditore ) che hai sicuramente letto avendo fatto nuovo post subito dopo, mi vien da pensare che sono pratiche contrattuali che usi o sbaglio?.
    Se non sbaglio allora si parla bene ma razzola male.
    Il silenzio è comunque comunicare, anche se hai autorevolezza e credibilità basta poco ad incrinarla.
    Bel blog ma come si dice nessuno obbliga a leggerlo ( è quello che farò considerato che pensavo fossi più vicino alle persone e non a quello che ti comoda ).

  3. Luca dice:

    Ciao Carlo, oggi è una giornata piuttosto concitata.
    In realtà, leggo soltanto ora il tuo commento.
    Sinceramente, mi sfugge un poco il senso di tanta aggressività per non aver ricevuto una risposta immediata… comunque, tant’è.
    Per quanto riguarda, invece, il contenuto del commento, effettivamente credo che quella del venditore (specie di servizi e/o prodotti complessi) sia una figura di difficile inquadramento, spesso (ma non sempre!) sottovalutata.
    Credo che questo derivi anche dal fatto che viene percepita come figura semi-imprenditoriale, nella quale l’assunzione di una certa parte del rischio d’impresa fa quasi parte del gioco.
    Mi viene da dire anche che molti venditori, però, fanno di tutto per accreditare questa immagine da “battitori liberi”, perennemente in equilibrio tra appartenenza all’organizzazione e poca propensione ad assumerne vincoli e obblighi.
    Che ne dici?
    E qualcun altro ha dei commenti?

  4. Paolo Camerin dice:

    Buon giorno a tutti, ho lasciato proprio in questo momneto un mio personale commento all’intervento di Carlo. Mi risulta difficile capire il comportamento di Carlo, ma mi viene da pensare che sia un venditore incompreso oppure che volgia fare l’imprenditore di se stesso ma senza assumersi i rischi che la professione comporta. Io ho fatto l’agente, senza fisso o contributo spese solo a provvigioni, ho fatto il direttore commerciale e ora dirigo un’azienda dove ho anche una quota societaria. Ho vissuto quindi nella mia carriera lavorativa diverse esperienze. Ora ho dei venditori, alcuni dipendenti alcuni liberi professionisti e devo dire, che in base alla mia esperienza, in entrambi le situazioni la differenza la fa sempre e comunque il signolo il suo senso di responsabilità e la voglia di dimostrare. Se Carlo non ha trovato un’azienda che ha capito il suo potenziale invece di lamentarsi e criticare come gli imprenditori sinvestono i propri soldi farebbe bene a cercare un’altra azienda, o a cambiare lavoro perchè forse è lui che sta sbagliando.

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