Sei miti da sfatare sulla creatività
Abbiamo già avuto modo di confrontarci, in questo articolo, con il pensiero di Teresa Amabile, docente ad Harvard e studiosa dei temi legati alla creatività.
In una intervista a Fast Company, mostrando i risultati di una ricerca frutto dell’analisi delle attività quotidiane di oltre 200 persone (per un totale di 12.000 giornate), smonta sei miti e luoghi comuni legati alla creatività ed agli ambienti e le pratiche la favoriscono.
Ecco le idee che dovremmo toglierci dalla testa:
- La creatività viene da “tipi” creativi
Pressoché tutte le ricerche dimostrano, al contrario, che qualunque persona con un’intelligenza nella norma può produrre idee creative.
In realtà, più che da un talento innato, il grado di creatività dipende da una serie di variabili che impattano sulla motivazione intrinseca che genera nuove idee. - Il denaro è un fattore motivante per la creatività
Naturalmente, le persone devono percepire di essere giustamente ricompensate per il loro lavoro, ma molti piani di incentivazione che si concentrano troppo sul day-by-day, tendono ad aumentare l’avversione al rischio ed a bloccare, in questo modo, la creatività. - La pressione sul tempo è un combustibile per la creatività
Ne abbiamo già parlato qui.
Le idee creative hanno bisogno di una sorta di incubazione, che permetta loro di emergere. E spesso la pressione sul tempo (specie se correlata a frequenti distrazioni) impatta negativamente su questo processo di interiorizzazione e creazione di nuove soluzioni. - La paura forza a fare nuove scoperte
La ricerca di Teresa Amabile, al contrario, mostra come si presenti un circolo virtuoso tra gioia e serenità e creatività. Un’idea creativa genera gioia, ma è a sua volta frutto di uno stato d’animo positivo, che impatta sull’incubazione dell’idea rendendo più probabile l’emergere di soluzioni creative. - La competizione è meglio della cooperazione
I team più creativi sono quelli in cui non c’è timore di condividere informazioni ed idee.
La competizione, invece, blocca spesso proprio questi processi di condivisione. - Un’organizzazione che subisce una riduzione diviene un’organizzazione creativa
Spesso, piuttosto, è vero il contrario. Ed è ancora più vero nel momento il downsizing viene annunciato piuttosto che nel momento in cui viene messo in pratica.
I momenti di incertezza sono potenti inibitori di creatività.
Teresa Amabile conclude sottolineando come l’evitare questi errori non debba portare ad uno stile manageriale soft, ma piuttosto ad un management intelligente, che crei le condizioni perché le persone possano esprimere la loro creatività. E queste condizioni hanno a che vedere con il fatto che le persone possano svolgere un lavoro che amano, siano incoraggiate ad impegnarsi, siano riconosciute, anche nei momenti duri per l’organizzazione.
Ciao Luca,
tra i sei punti di Teresa Amabile, tutti molto centrati, due mi piacciono in particolare: il 5 e il 6.
Infatti direi che ormai è difficile trattare la creatività come un’attività individuale, figuriamoci in competizione!
In realtà la creatività è un attività collettiva in cui persone che collaborano moltiplicano insieme il valore dei contributi dei singoli.
Sicuramente è importante parlare di quale capacità di (non) collaborare è presente in un dato contesto.
Poi, le organizzazioni in cui vengono annunciate riduzioni di personale sono vere tombe per la creatività.
Il clima che si vive durante una riduzione attiva pensieri di “scarsità”, cautela, auto-protezione, che sono in assoluto contrasto con la serenità, generosità, e apertura che stanno alla base di creatività e innovazione.
Ci sono poi altre conseguenze che si attivano prima e durante una riduzione. E questo è un altro argomento ancora …
Grazie Mario. Sottoscrivo.
Più che uno smontaggio mi appare un boicottaggio….
La creatività è frutto di percorsi di apprendimento non direttivi.
-Il denaro non può comprarla
-La restrizione del tempo non può che comprometterne l’efficia
-La paura “questa è forte!” è L’ANTITESI della creatività.
-Una creazione non può permettersi di essere paragonata a nessun’altra creazione poichè frutto di unici,irripetibili ed autentici processi cognitivi. La competizione è valutare in rapporto ad un risultato…per valutare la creatività “sempre se possibile” bisogna osservarne il processo.
Scusate i toni accesi ma ai miei occhi l’articolo appare ridicolo.
Saluti
@ Giuseppe
Grazie per il commento, critico ma costruttivo
Le considerazioni di Teresa Amabile sono molto interessanti, anche perché suffragate da ricerche empiriche che le dimostrano. Naturalmente, l’estrema sintesi non permette di articolarle. La mia esperienza mi porta a dire che molti manager pensano che tenere un’organizzazione o un gruppo “sotto stress” ne aumenti l’efficacia. La letteratura sta dimostrando che questo non è quasi mai vero.