Venti modi per distruggere la propria carriera

Steve Tobak, sul suo blog per bNet, lancia una provocazione che parte da un presupposto: la distruzione di una carriera promettente non deriva mai da fattori esterni. Sono i comportamenti dei manager a determinare la velocità e la direzione della loro carriera.
Per questo, nessuna scusante, ma piuttosto una serie di comportamenti da adottare ed altrettanti da evitare.
E Tobak si concentra su quelli da evitare.

Eccone il catalogo:

1. Smettere di fare domande.
2.
Metterla sul personale. Il conflitto è parte del business. Non c’è nulla di personale.
3. Dedicarsi troppo al micromanagement. Oppure il contrario: essere troppo assenti.
4. Allontanarsi dai collaboratori.
5. Allontanarsi dai clienti.
6. Essere troppo prudenti. Il successo passa attraverso la crescita, e la crescita attraverso l’assunzione di rischi.
7. Arrivare al limite della moralità, dell’etica, della legalità. Sono confini che è sempre meglio non lambire.
8. Assumere degli yes men (o women)… oppure esserlo.
9. Promettere molto, mantenere poco.
10. Parlare prima di pensare.
11. Rimanere aggrappati alle proprie convinzioni e idee.
12. Lavorare al di sotto delle proprie capacità.
13. Ignorare i messaggi provenienti dal mercato.
14. Ignorare il proprio istinto.
15. Combattere troppe battaglie su troppi fronti.
16. Procedere per inerzia.
17. Focalizzarsi soltanto sul proprio piccolo mondo.
18. Diventare eccessivamente grandi e gonfi.
19. Perdere il senso dell’umorismo e l’umiltà.
20. Permettere al proprio “bambino interiore” di dominare.

Direi che ce n’è per tutti. Ma magari a qualcuno potrebbe allungare questo elenco…

4 commenti
  1. PaolaBonavolontà dice:

    al punto 20 ma anche lasciare imperare sempre e comunque il proprio genitore.
    il bambino emozionale non deve imperare ma è il creativo del gruppo
    ;-)))

    ciao Luca,
    buon natale

  2. Luca Baiguini dice:

    @tommaso Grazie, ottimi suggerimenti
    @paola Vero… molti auguri anche a te
    @francesco Io per me ne ho contati almeno quattro… e su un altro paio mi sa che me la racconto un po’….

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