Storytelling: tra obiettivi e gusto del raccontare

La mia partecipazione, qualche giorno fa, ad un dibattito / talk show con Enrico Cerni e Andrea Fontana sul Corporate Storytelling ha messo in moto alcune riflessioni che vorrei condividere in questo e altri post di fine anno e inizio 2010.

La prima riflessione ha a che vedere con il rapporto tra il gusto di raccontare storie e l’obiettivo per raggiungere il quale le storie prendono forma.

Enrico ha sottolineato, giustamente, in apertura del dibattito, come il legame tra storia e obiettivo sia, in ottica di storytelling d’impresa, praticamente inscindibile. Concordo con questa visione, aggiungendo, però, una nota: qualche tempo fa, durante un percorso formativo sul public speaking, ho analizzato in classe alcuni grandi storyteller per tentare di estrarre le strategie che fanno la differenza in termini di efficacia ed impatto sul pubblico.

La caratteristica principale emersa dall’analisi è che gli storyteller più efficaci dimostravano un grande gusto per il racconto, che sembra prescindere dall’obiettivo del raccontare stesso. Tanto che tutti questi storyteller aggiungono una serie di dettagli completamente inutili nell’economia del racconto, ma che donano vita e godibilità alla storia.
Sembrano, quindi, perdere di vista l’obiettivo per immergersi nel gusto del raccontare, lasciandosi assorbire dalla storia, e assorbendo così anche l’emotività del pubblico.
In questo senso, mi pare che possano valere alcune considerazioni fatte qui: la vera arte, dicevamo, è senza scopo e senza intenzione.
Il raccontare aziende e prodotti, quindi, per penetrare la cortina difensiva che ciascuno erige anche di fronte ad una storia, deve essere, in una certa misura, fine a se stesso.
In questa dinamica tra aderenza all’obiettivo e gusto del raccontare credo stia il gioco che può portare lo storytelling da tecnica a forma d’arte, da strumento a vero stile comunicativo.

Non facile, ma, mi pare, appassionante.

Che ne dite?

 


Sul tema del public speaking e di come costruire una strategia di comunicazione in pubblico ho scritto un libro: Il design delle idee (Egea Editore). Più informazioni qui

 

4 commenti
  1. roberta da Roma dice:

    effettivamente appassionante, ma mi viene da pensa che non sempre conosciamo storielle che possano andare bene per illustrare i pensieri e le riflessioni che proponiamo al nostro pubblico.
    Mi chiedo se, per proporre delle storie calzanti col nostro intento formativo, si possa inventarne una, e se per farlo occorra pensare al concetto principe della nostra esposizione per condirlo poi con personaggi che possano agire in modo tale da farci raggiungere lo scopo.
    Che ne pensi?

  2. paolo cascioli dice:

    ho letto gli articoli che hai scritto e consigliato dopo il corso….sembra facile applicarli……comunque sono d’accordo sulla tua posizione per quanto riguarda il storytelling….una storia anche se ben articolata è niente…ha bisogno di moneta di scambio….nessuno fa niente per niente…e la moneta sono le emozioni….tu mi dai emozioni…io ti seguo nel discorso e ti gratifico….i articcolari e le deviazioni dal copione servono forse a questo..e comunque sembra facile anche questo….

  3. Luca Baiguini dice:

    Ciao Paolo, grazie per il tuo commento.
    Proprio in questi giorni sto leggendo parecchio su questo argomento, e presto ne scriverò.

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