Avatar: la preminenza del come
Ieri ho assistito alla proiezione di Avatar di James Cameron.
Idea non particolarmente originale…
Non sono un cinefilo, quindi è probabile che queste note pecchino della stessa mancanza di originalità.
Voglio, comunque, condividere una considerazione con voi.
Uscendo dalla proiezione, ieri sera, mi sono detto che la trama è, se non banale, senz’altro troppo frequentata per riuscire ad avvincere completamente. Tanto che, dopo la prima mezz’ora, il finale è già scontato.
I personaggi sono piuttosto piatti, e gli stereotipi la fanno da padroni (gli scienziati fanno gli scienziati, i militari i militari e i cinici i cinici, in modo quasi grottesco).
Oltretutto, su Pandora, un pianeta in cui le montagne sono sospese nell’aria e la natura è così eccezionalmente (e creativamente) diversa da quella che conosciamo, i Na’vi (la razza aliena che abita il pianeta) sono semplicemente troppo simili a.
Detto questo, non sono riuscito a dire a me stesso che il film non valesse il prezzo del biglietto: mi sono chiesto perché.
E il perché ha a che vedere con il fatto che i mezzi utilizzati per produrre questo film sono a tratti semplicemente affascianti, per lo meno chi, come me, non frequenta le nuove tecnologie in maniera assidua e non ama i videogames.
Mi riferisco alla cura dei dettagli, agli effetti sorprendenti, all’ampiezza delle visioni e dei paesaggi.
E, si badi, la sorpresa non deriva dall’effetto roller coaster di un ritmo tambureggiante e di continui fuochi artificiali.
No.
Le sorprese spesso stanno proprio nei momenti di quiete (per inciso, se c’è una cosa che mi è piaciuta è proprio l’alternanza nei ritmi del racconto).
Proprio in queste fasi più riflessive il “come” della narrazione, il discorso e le strutture di trasmissione fanno la differenza.
Da qui, la domanda, probabilmente ingenua, che mi sono posto: se, nel giudizio che mi sono trovato a dare su una narrazione, gli elementi della storia, il “che cosa” (eventi, azioni, personaggi) possono aver pesato meno degli elementi del discorso, del “come” (le strutture di trasmissione), non è che qualcosa di profondo sta cambiando nel rapporto con la narrazione stessa?
E questo che impatto potrà avere sul modo con cui le storie vengono e verranno costruite?
Pensieri “under construction”, che fanno il paio con alcune delle considerazioni che ho sviluppato qui.
Mi piacerebbe molto sentire le vostre idee e considerazioni.
Ciao Luca,
ho visto ‘avatar’ anch’io ieri pomeriggio. Una favoletta, quasi tipica, americana, a lieto fine, con tutti gli stereotipi tipici della favoletta americana a lieto fine.
Mi sono piaciute tutte le scene notturne e il messaggio più o meno esplicito che per essere in connessione spirituale con il tutto bisogna ritornare ad essere un po’ meno evoluti, cogliere i segni.
Il paradosso del racconto è che per tornare indietro ci vuole una avanzatissima tecnologia… o, in altre parole, la logica ne deve fare di strada per entrare nella sfera dell’irrazionale…
Mi ha lasciato un po’ sconcertato il modo in cui si entra a contatto con il ‘tutto’.
Probabilmente c’è in tutto il racconto una enfatizzazione della armonia e della gioia, nella quale si entra attraverso l’apparato riproduttivo.
Ho apprezzato l’atteggiamento fanciullesco e primitivo dei personaggi, paragonabile a quello deli Indiani d’America, il loro orgoglio e la loro fermezza.
In termini di comunicazione, sottolinea la preponderante importanza della rete. La novità secondo me sta nel fatto che la rete non è solo virtuale o umana ma anche una rete di coscienze.
Francesco
Ciao Luca, neanch’io sono un’esperta di cinema, però posso dare comunque il mio parere da “spettatrice qualunque”. 🙂
Quando sono uscita dal cinema, mi sono chiesta queste due cose:
– come sarà il film su dvd? Corollario: tra quanto tempo la tecnologia casalinga sarà in grado di mostrarci Avatar così per come l’abbiamo visto?
– e poi è possibile che i videogame di Avatar contengano ulteriori sorprese visive rispette al film?
A me sembra che stiamo vivendo un’epoca tecnologica magmatica, direi in continuo movimento. Vedrei bene un Avatar in versione videogame se fosse mescolato a un qualche tipo di realtà aumentata… Immagino un futuro in cui le storie, il cinema e la tv inizieranno essi stessi ad essere aumentati. Per ora questo film deve fare i conti con le limitazioni imposte dai proiettori delle sale cinematografiche, ma quando avremo in sala veri e propri proiettori 3D (immagino a braccio – non so se esistano davvero), come cambierà il modo di pensare ad una storia?
Questo tipo di futuro è estremamente creativo e affascinante.
Ciao Luca,
anche io ho visto il film ieri. Dal tuo post e dai commenti non capisco se l’abbiate visto nella versione 3D (quella per la quale necessiti degli occhiali appositi). Condivido infatti tutte le tue considerazioni sulla trama e mi sono trovato a sbadigliare sonoramente nelle scene più stereotipe (più o meno tutte).
Ma la tecnologia 3D è sorprendente, avvincente nel suo proietarti “dentro”, perfettamente funzionante e rivoluzionaria un po’ come il passaggio dal bianco/nero al colore e mi sono chiesto: come farò a tornare al piatto 2D?
Buona giornata a tutti
Ciao Luca e agli altri lettori,
ho visto avatar l’altro ieri, purtroppo in versione 2D (visto che a Cerro, una sola sala su 3, e neanche la più grande, lo proietta in 3D… ed è sempre al completo. E pensare che alla radio ho sentito dire che la versione a 3D è stato un flop, peccato che magari non l’hanno messa in visione allo stesso modo di quella in 2D!) ed anch’io vorrei dire qualcosa.
1) Sono andato al cinema con l’intento di vedere un film di azione, con effetti speciali, non tanto per la trama… e così è stato.
2) La trama è ovviamente un “classico”, ricorda le colonizzazioni in genere, gli indiani d’america, ecc., cioè tutte quelle volte in cui il denaro regna su tutto (troppo inflazionata l’idea? Ma allora nel tempo dovrebbe essere cambiato qualcosa, e su questo ho dei dubbi! Pertanto viva chi ripropone temi triti, ma ancora attuali!)
3) Perchè nei film che piacciono uno dovrebbe essere sempre quello che non è? (magari è giusto che i militari facciano i militari …)
4) Ovviamente direi che in quasi tutti i film un po’ movimentati, la predilezione è verso il “come” raccontare (quello che si racconta è molto secondario)
5) L’avanzatissima tecnologia non mi è sembrata poi così avanzata, e non penso che questa c’entri con la morale film
6) Giochi con avatar ci sono già e, alle volte temo rischino di portare alla schizofrenia (due vite: una vera e una nel gioco che pian piano si confondono)
7) In definitiva il film mi è piciuto moltissimo, penso sia uno di quelli che fanno fare “un salto” al modo di fare cinema da un prima… a un poi.
Questi alcuni commenti che mi sono venuti in mente leggendo gli articoli che precedono, ovviamente commenti da un non esperto!
Grazie Luca e agli altri scrittori per queste possibilità di discussione, un saluto a tutti.
Ciao. 🙂
Molti commenti interessanti…
Riporto anche quello di Mario via Facebook, che mi possa dare un ulteriore contributo:
“Il come ha sempre influenzato il cosa, spesso in maniera preponderante: vai a rivedere le opere del rinascimento, dove la riscoperta la reinvenzione o l’invenzione di nuove tecniche e lo studio “scientifico” che gli stava dietro era ed è parte integrante dell’arte. Qs, però, sull’oggetto in sè della tua riflessione: il film non l’ho ancora visto…”
@Germano: io l’ho visto in 3D
Grazie a tutti…
il dibattito continua…