IL potere delle aspettative

Un classico esperimento di Mark Snyder, Elizabeth Decker Tanke e Ellen Bersheid, realizzato nel 1977, mostra come le aspettative altrui influenzino il nostro comportamento.
Lo studio ha infatti dimostrato che le persone normalmente sono molto abili nel leggere le aspettative altrui e molto rapide nel conformare il proprio comportamento a queste aspettative.
Naturalmente, questa prospettiva getta una luce ulteriore sul ruolo che le aspettative e le convinzioni giocano nel determinare comportamenti diversi in situazioni diverse. Ecco come si svolse l’esperimento: gli studiosi hanno fatto conversare tra loro alcuni studenti maschi con altrettante studentesse, facendoli parlare soltanto attraverso cuffie e microfoni, senza, quindi, alcun contatto visivo.
Uno dei più potenti veicoli di ogni stereotipo è l’apparenza delle persone: normalmente assumiamo che persone più attraenti siano anche più socievili, simpatiche, finanche intelligenti.
Per veicolare questo effetto, i ricercatori hanno fornito agli studenti maschi una scheda biografica delle studentesse con cui questi avrebbero parlato, completa di fotografia, naturalmente falsa.
Per una metà degli studenti la fotografia rappresentava una donna giudicata attraente (8 in una scala da 1 a 10), all’altra metà venne mostrata una donna giudicata poco attraente (valore 2 della stessa scala).
Quindi venne fatta iniziare la conversazione “cieca”.
La domanda a cui i ricercatori volevano rispondere era: le studentesse avrebbero cambiato in qualche modo il loro comportamento in correlazione al fatto che i maschi all’altro capo del filo le giudicassero più o meno attraenti?
Avrebbero, cioè, aderito ad uno stereotipo (che, peraltro, loro nemmeno sapevano di rappresentare)?

Un set di questo tipo ha annullato completamente gli effetti della personalità delle interlocutrici, per concentrare l’attenzione soltanto sugli effetti delle altrui aspettative sul loro comportamento.

La risposta è stata affidata ad osservatori indipendenti che hanno messo in evidenza come le donne che stavano parlando con uomini che pensavano di aver di fronte studentesse attraenti hanno mostrato comportamenti molto più vicini a quelli che vengono associati (con uno stereotipo) alle persone attraenti: parlavano più animatamente e parevano godersi di più la conversazione.

E’ accaduto, quindi, che queste donne abbiano conformato il loro comportamento alle aspettative dei loro interlocutori.

Conclusione: le persone sono in grado di comprendere come gli altri le percepiscono e cambiano il loro comportamento per venire incontro a queste aspettative.
E questo non vale soltanto per l’attrattività, ma per ogni altro aspetto collegato con uno stereotipo.

La conseguenza, provocatoria, dello studio è, quindi, che le aspettative che ciascuno si forma su un’altra persona influenzano il comportamento di quest’ultima.
E questo spiega anche come le stesse persone evidenzino comportamenti diversi in situazioni sociali diverse.

Certo, capire che l’altrui comportamento è in parte dipendente dalle nostre aspettative è scoperta non da poco, come del resto rassegnarci al fatto che il nostro, di comportamento, è in parte determinato dalla visione stereotipata che gli altri hanno di noi.

Via Psyblog
9 commenti
  1. SIMONA dice:

    O anche effetto pigmalione.
    Interessante per imparare a capirsi ed essere “camaleonti” consapevoli

  2. Simona dice:

    siiiii,proprio quello che intendevo!!!Io l’ho speriamentato su me stessa ed ho scoperto che prima di tutto siamo infuenzati da quello che i nostri genitori ci hanno insegnato,da come ci hanno cresciuto e poi siamo continuamente esposti ad una serie di informazioni che involontariamente ci colpiscono e che in misura più o meno ridotta entrano nei nostri pensieri.Queste informazioni o la nostra educazione può essere di tipo positivo o negativo,fatto stà, che noi non ce ne accorgiamo perchè diventano parte inconsapevole di noi.Piccolo esempio positivo:al secondo anno di università,per caso,in compagnia di amici,conosco un ragazzo che aveva appena sostenuto un esame.Contento per l’esito positivo della prova ci racconta che era l’ undicesimo esame sostenuto nell’anno.Quella storia mi colpisce in particolar modo ed io comincio a pensare che se lui ce l’ha fatta,posso farcela anche io.Nel terzo anno di università ho sostenuto dieci esami!!!Non mi dilungo ma, siamo influenzati da noi stessi e possiamo infuenzare gli alri

  3. Luca Baiguini dice:

    In quello che dici in questo secondo commento il tema dell’effetto Pigmalione si incrocia con il ruolo delle convinzioni circa la possibilità e le capacità, a cui magari dedicherò un post a breve.

  4. Stefano dice:

    Interessante. E lo sarebbe ancora di più comprendere il perchè ci comportiamo in questo modo. Del resto di letteratura sul tema ce n’è per tutti i gusti: dai filosofi greci a Uno, Nessuno, Centomila di Pirandello. Mi rimane aperta la questione del “perchè”, ovvero che utilità ha per l’essere umano, fare questi continui sforzi di adattamento. Costruirsi quella che alcuni chiamano una Personalità Sociale.

  5. Luca Baiguini dice:

    Grazie Stefano. Questione interessante… ci rifletterò. Magari c’entrano i neuroni specchio?

    Riporto anche un commento interessante di Silvia via Facebook:

    “Riflettendo sull’argomento mi sono posta la questione se il potere delle aspettative è automatico o le persone coinvolte o meno dal rapporto che si ha con il nostro interlocutore possono fare la differenza e dare più o meno potere alle aspettative. Parlo ad esempio del rapporto di stima, piuttosto che d’amore o di altro genere”.

    Anche questa questione è centrale, e credo che abbia a che vedere con la definizione di potere che ho riportato qui
    https://www.lucabaiguini.com/2007/03/potere-intenzione-interesse.html

    In sintesi, più il generatore di aspettative detiene un potere (di qualsiasi tipo esso sia) più il meccanismo di adeguamento si rafforza. E’ un’ipotesi, naturalmente… ma su cui vale la pena riflettere, mi pare…

  6. Silvia Conti dice:

    Ricordo l’argomento sul potere che trattasti nell’ambito dello speech su leadership e tempo. E già allora feci questa considerazione tra me e me. Più potere si ha o meglio più potere viene riconosciuto più il meccanismo di adeguamento delle aspettative può rafforzarsi. Quando il potere viene a mancare o meglio non viene più riconosciuto secondo mia esperienza il gioco delle aspettative cade o potrebbe anche rovesciarsi, ovvero agire contro le aspettative. Sono ipotesi naturalmente.

  7. Stefano dice:

    Aggiungo un elemento “sociale” e “morale” al tema aspettative: il “sistema” Giappone funziona sul continuo e passivo adattamento dell’individuo alle aspettative del suo entourage sociale e della sua intera nazione. Così si ottiene un sistema sociale che funziona alla perfezione, “pulito”, evoluto ed efficiente. In Occidente invece tale sistema non è istituzionalizzato ma lasciato al singolo che, nella sua autonomia, lo utilizza per scopi personali e non sociali. Se decido di allinearmi alle aspettative di qualcuno lo faccio per ottenerne in cambio qualche cosa. (anche di intangibile come l’affetto o l’amore..)Risultati ed interessi “personali”, quindi, e non sociali. Stesso principio, risultati opposti. Quanto pesa l’imprinting culturale, sociale, morale e religioso?

  8. Luca Baiguini dice:

    Certamente il tema del potere e quello delle aspettative sono fortemente interrelati, e le considerazioni di Silvia e Stefano mi sembra vadano in questa direzione.
    La definizione di Stoppino ha a che vedere con il potere come fenomeno “sociale” (il potere di un individuo o di un gruppo su un altro individuo o gruppo). Credo che applicare la stessa cornice al self-power (potere su sé stessi) potrebbe essere un campo di ricerca da esplorare…

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