L’importanza del pensiero critico
John Baldoni, sul suo blog per HBP, sottolinea l’importanza del pensiero critico in ottica di leadership, e l’assoluta rilevanza che questo dovrebbe avere negli insegnamenti di un business school, tanto che Roger Martin (dean della Rotman School of Management) ne ha fatto uno degli assi portanti del curriculum di studi nei Master of Business Administration della scuola stessa.
Ecco, dunque, gli ingredienti necessari per sviluppare (e insegnare a sviluppare) il pensiero critico:
Mettere in discussione le idee date per scontate
I pensatori critici cercano il perché e il che cosa dietro alle cose.
Fanno, insomma, le domande giuste, prima ancora che dare le risposte giuste.
Adottare prospettive diverse.
Si tratta di trarre vantaggio dalla diversità e dai contributi che possono dare persone di genere, provenienza, esperienza diversi.
Vedere il potenziale
I primi due sono atteggiamenti di carattere deduttivo, ma i pensatori critici devono anche avere un lato creativo che permetta di vedere le opportunità dove altri vedono i problemi o gli ostacoli.
Gestire l’ambiguità
La complessità non lascia spazio alla presunzione di conoscere tutte le variabili. Per questo è necessario sentirsi a proprio agio anche in un ambiente in cui il cambiamento è la costante e sono richieste decisioni rapide.
Mi pare che questo articolo riassuma alcuni dei temi di fondo che animano i dibattiti su questo blog.
Mi ricorda in particolare alcuni post (vecchi e nuovi):
Ci si inchina solo alle domande – per la voglia di mettere in discussione le idee e le prassi consolidate
Sognatore, realista, critico – per la capacità di adottare prospettive diverse e di delineare mappe il più complete possibile del cambiamento
La matrice di processo – per la capacità di alternare stili deduttivi e stili creativi
Curiosità e self-control: doti da leader – per l’attitudine a convivere con l’ambiguità
“La complessità non lascia spazio alla presunzione di conoscere tutte le variabili.” sai Luca quanto mi è caro questo tema. Oggi per un manager non è tanto importante avere una ottima capacità di prevedere il futuro (troppo incerto …) quanto la capacità di gestire situazioni non previste …
Sviluppo del Pensiero Critico e Adeguamento alle aspettative (vedi altro tuo post sul tema) sono due facce della stessa medaglia. Difficile porsi “criticamente” rispetto ad una persona o ad una situazione se si è invischiati nella “dipendenza” dalle aspettative altrui. Il Critico (nell’accezione positiva) necessita di coraggio e assertività. Qualità assenti nel Conformista. Non credo che nessuna scuola possa insegnare il pensiero critico. Faccenda troppo connessa a tratti profondi della personalità di ogni individuo. In questo mi sento molto “critico” verso ogni tentativo di insegnare “comportamenti” agli esseri umani. Se si potesse insegnare a scuola “l’onestà” non ci sarebbero più ladri e truffatori.
Hai ragione, Stefano,
non la scuola come la intendiamo, nè i corsi che ci insegnano i comportamenti efficaci possono aiutarci a coltivare il pensiero critico. E questo soprattutto quando non vuole essere solo lo sviluppo delle abilità analitiche ma delle abilità di connessione con verità più profonde.
Solo un recupero di una umanità più profonda ce lo può permettere e questo richiede una responsabilità personale, sia come persone aperte alla scoperta che come testimoni.
Che bel dibattito…
Non avevo notato la stretta connessione dei due temi, che merita davvero una riflessione.
Mi ricorda un esperimento di cui ora cerco la fonte e poi ne parlo in un post dedicato.