Resilienza

In psicologia il termine “resilienza” viene usato per indicare la capacità di rispondere rapidamente e in modo costruttivo alle avversità e alle crisi.

Su HBR Italia Joshua D. Margolis e Paul G. Stoltz indicano una strategia per aumentare la propria resilienza trasformando un’esperienza negativa in produttiva attraverso una serie di domande che hanno a che vedere con quattro ambiti, e che tendono a realizzare un passaggio tra una mentalità orientata alle cause verso una mentalità orientata alle risposte.

Ecco gli ambiti su cui concentrare l’attenzione, le domande orientate alle cause da evitare e le domande orientate alle risposte, invece, da adottare (parafrasando quanto scritto dagli autori):

  • L’ambito del controllo: quando si viene colpiti da una crisi è meglio cercare prima di tutto ciò che si può migliorare nell’immediato piuttosto che sforzarsi nell’identificare tutti le cause (comprese quelle fuori dal nostro controllo).
    Domanda orientata alle cause:
    C’era modo di prevenire questo evento o era inevitabile?
    Domanda orientata alle risposte:
    Su quali aspetti della situazione mi posso concentrare immediatamente per migliorarla?
  • L’ambito dell’impatto: invece che cedere alla tentazione di trovare le origini del problema in noi stessi o negli altri, meglio concentrarsi sull’identificazione degli effetti positivi che le nostre azioni personali potrebbero avere.
    Domanda orientata alle cause:
    Dove stanno le cause dell’evento, in me o in fattori esterni?
    Domanda orientata alle risposte:
    Come possono le mie azioni impattare positivamente sullo svolgersi futuro degli eventi?
  • L’ambito dell’ampiezza: invece che pensare che la causa della crisi o della difficoltà possa gettare un’ombra su tutti gli ambiti della nostra vita, meglio concentrarsi sul fatto che questa possa essere contenuta in ambiti specifici.
    Domanda orientata alle cause:
    La causa dell’evento avverso è limitata o potrebbe diffondersi ad altri ambiti?
    Domanda orientata alle risposte:
    Come è possibile ridurre al minimo gli effetti negativi dell’evento? Ci sono effetti positivi che non ho ancora valutato?
  • L’ambito della durata: è utile chiedersi per quanto tempo possiamo prevedere che dureranno la crisi e le sue ripercussioni.
    Domanda orientata alle cause:
    La causa dell’evento è di tipo permanente, o nel tempo verrà in qualche modo rimossa?
    Domanda orientata alle risposte:
    Quali azioni specifiche posso mettere in campo ora per iniziare a risolvere il problema?

L’approccio è simile a quello del Problem solving strategico: concentrare l’attenzione sulla fenomenologia piuttosto che sulle cause.
E mi pare ricco di potenzialità.

7 commenti
  1. Luca Baiguini dice:

    Grazie Stefano.
    Sei la seconda persona che, nell’arco di una settimana, mi consiglia la lettura di questo libro… mi sa che lo devo proprio leggere!

  2. silvia dice:

    però ci sono persone che nascono resilienti e altre sembra proprio che non ne vogliano sapere di ottimismo e di impegnarsi per superare le difficoltà. esisterà un metodo per diventare ed insegnare la resilienza ? si il problem solving è la giusta strada, ma alcuni la seguono pur non sapendo che si tratta di problem solving, altri, pur conoscendo la tecnica, se ne guardano bene dal seguire il problem solving. Dovendo andare a lavorare in carcere, oramai si parla di aprile finalmente, mi piacerebbe comprendere se c’è un metodo per fare emergere questa risorsa negli altri. ma forse, lo imparerò sul campo.

  3. Luca Baiguini dice:

    Silvia, innanzitutto un grande in bocca al lupo per questa nuova esperienza.
    Credo che un buon modo per fare emergere la resilienza sia proprio quello di fare le giuste domande che possono portare da una percezione e un’analisi orientata alle cause ad una orientata alla soluzione. Senz’altro non è cosa facile…

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  1. Resilienza « Giampaolo's thinking ha detto:

    […] 30, 2010 di giampaolod Ho letto e riporto questo articolo sul sito di HBR […]

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