Che cosa imparare dagli atleti
Quella dello sport è una metafora molto utilizzata nel mondo manageriale, per alcuni evidenti parallelismi tra l’arena competitiva agonistica e l’arena competitiva del mercato.
Su Mente & Cervello dello scorso agosto, Michelle Voss ha analizzato alcune recenti ricerche sulla psicologia dello sport e sulle capacità che chi primeggia in qualche disciplina sportiva normalmente sviluppa.
Le sue conclusioni mi pare possano essere un utile stimolo proprio per dettagliare alcuni ambiti del parallelismo sport – management.
Ecco, dunque, alcune delle caratteristiche del cervello degli atleti messe in evidenza da Michelle Voss:
- gli atleti sono più rapidi e precisi nel memorizzare, e poi ricordare, le tattiche di gioco importanti nella loro disciplina
- sono più veloci ed efficienti nel trovare un oggetto in una scena visiva specifica del loro sport (per esempio, un calciatore che cerca il pallone in una scena di calcio realistica)
- sono più bravi nell’anticipare le azioni dei loro avversari e le conseguenze di quelle azioni, basandosi su informazioni contestuali al loro sport (a un bravo giocatore di basket, per esempio, è sufficiente vedere il movimento del braccio di un altro giocatore per prevedere la traiettoria della palla con precisione, un giocatore di tennis è in grado di stabilire se un servizio cadrà in campo o in fallo prima che la pallina abbia lasciato la racchetta)
- gli atleti sono avvantaggiati nel cosiddetto “spostamento dello spettro di attenzione visiva” (il che significa che sono più rapidi e precisi nello scegliere e spostare la porzione di ambiente che riescono a includere nella propria attenzione in un determinato momento).
Mi sembra interessante poter traslare queste quattro abilità in ottica di management.
Ciò che accomuna gli atleti è la necessità di fare allenamento per raggiungere dei risultati; l’allenamento si basa su un metodo, il rispetto del metodo aumenta le possibilità di risultato ed è così che nel momento della competizione i propri limiti precedenti possono essere battuti.
Il “viaggio” che si fa per creare le condizioni perchè ciò accada è a volte più difficile, interessante, importante e gratificante dell’atto stesso del superamento del precedente tragurdo.
Grazie Alberto.
Interessante soprattutto la questione della dinamica tra viaggio e obiettivo.