Ancora sull’innovazione
Qualche giorno fa abbiamo aperto una discussione sull’innovazione e la sua “retorica”.
L’ultima uscita di Ticonzero lancia lo stesso tema sulla rivista, con la promessa di contributi di diversi autori nei prossimi numeri.
In questo articolo Fabio Sgaragli ha iniziato con l’elencare i criteri attraverso i quali si può definire l’innovazione, rispondendo a domande come:
Ma cosa è veramente l’innovazione? Come facciamo a sapere che quella che abbiamo di fronte è veramente innovazione? Esistono dei criteri per definirla?
Ed ecco, in sintesi, le risposte.
Si ha innovazione quando:
- Un’idea viene realizzata in pratica e si dimostra funzionante (che funzioni per il fine per il quale è stata ideata, è un aspetto quasi irrilevante. Sono, quindi, innovazione anche le idee che funzionano in un campo di applicazione diverso da quello per cui sono state originariamente pensate).
- L’idea realizzata, al di la di essere radicalmente nuova o meno, deve portare dei benefici positivi.
- Al di là della sua dimensione, qualsiasi idea nuova che abbia una ricaduta significativa nel settore specifico di applicazione o, più in generale, nelle nostre vite, è da considerarsi innovazione. In questo senso, non sono innovazione soltanto le scoperte, le idee o i prodotti che “cambiano le regole del gioco” o i paradigmi.
- Dietro la vera innovazione c’è lo spirito tipico degli esploratori: quello di volere scoprire cose nuove, siano esse frontiere o soluzioni.
Lo stesso autore avverte del fatto che questa lista di criteri non è esaustiva né definitiva. Serve soltanto ad aprire il dibattito attorno alle condizioni che, data questa definizione, possono favorire l’innovazione stessa nelle organizzazioni.
Mi pare che su Ticonzero stia iniziando un percorso interessante, che vale la pena seguire.
Se, nel frattempo, qualcuno ha contributi da portare, serviranno ad arricchire ulteriormente la visione.
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