Formazione vs Esperienza, oppure no?
Mi capita spesso in questi giorni di leggere e di discutere del tema che potremmo riassumere con la domanda: “Che cosa è più importante? La formazione (e lo studio) o l’esperienza?”.
A questa domanda rispondo con una citazione (di cui non ricordo la provenienza):
In genere i giovani tendono a sopravvalutare l’importanza dello studio, gli anziani l’importanza dell’esperienza.
Nello scrivere questo post di qualche giorno fa, però, mi è venuto da riflettere sul fatto che c’è una bella differenza tra il vivere una determinata situazione e trarne un’esperienza utile, visto che mi pare evidente che non sempre massimizziamo il potenziale di apprendimento legato alle situazioni che ci capita di incontrare.
Ora, proprio in questo credo stia la relazione tra studio ed esperienza.
Lo studio dovrebbe fornire quei modelli attraverso i quali massimizzare l’apprendimento che deriva dalle esperienze.
È nel confronto continuo, quindi, tra modelli (più o meno formalizzati) e realtà concreta che sta il vero potenziale di apprendimento. Ed è per questo, credo, che spesso i modelli non fanno che dare un nome ad esperienze già vissute o strategie già adottate.
Succede spesso che, alla fine di un percorso formativo, alla domanda “Che cosa ti porti a casa?” le persone mi rispondano cose del tipo:
Ho messo ordine nelle cose che già facevo
Ho dato un nome ad errori che sapevo già di commettere, ma che non sapevo come collocare
Questo intendo per “massimizzazione dell’apprendimento”.
La conoscenza dei modelli che non si confronta con l’esperienza è sterile.
L’esperienza che non si confronta con i modelli procede tentoni.
Luca,come sai quando parli di far tesoro delle esperienze, dei successi e degli insuccessi,di patrimonializzare le esperienze vissute a beneficio di un ambiente più ampio,di costruire nuova conoscenza grazie al confronto, citi un tema a me caro!Questa è l’essenza concreta del Knowledge Management! Ciao, Costantino
Ciao Luca,
è per questo che motivo che ritengo molto efficace la modalità formativa esperienziale (soprattutto in versione Outdoor) piuttosto che l’aula frontale ….
Sarei curioso di conoscere la tua opinione.
Ciao
Ho vissuto sulla mia pelle la mancanza di formazione per velocizzare e fare tesoro appieno dell’esperienza.
Ho iniziato a lavorare da dipendente quando tu sei nato 1970. Ho dovuto “rubare” conoscenza, perchè l’ambiente di lavoro (per fortuna una delle aziende leader per sviluppo tecnologico) considerava la formazione manageriale una novità sospetta (era appena iniziato il CUOA a Padova.
Volevo dirti che purtroppo durante la mia vita lavorativa (20 anni in grandi aziende impiantistiche a contatto con tutto il mondo, e 20 anni da consulente di organizzazione) ho trovato tanti formatori “teorici” che senza le opportune esperienze sono andati a fare danni ovunque, sfruttando la bassissima cultura (organizzativa) degli imprenditori, sentendosi re in un regno di orbi, essendo loro dei guerci. … il tutto a costi da paura per i malcapitati orbi.
cordialmente
Paolo Ruffatti
@ Costantino: sono d’accordo che il tema del KM intrecci in maniera profonda quello che ho trattato nel post.
Credo ci sia spazio per una serie di riflessioni
@ Luigi: ho cercato di rispondere alla tua sollecitazione con un post dedicato. Lo trovi qui: https://www.lucabaiguini.com/2010/12/ancora-su-esperienza-e-formazione.html
@ Paolo: Credo, Paolo, che il vero problema non sia che i formatori abbiano o non abbiano un’esperienza concreta e misurabile delle tematiche di cui trattano, quanto quello del ruolo che i formatori stessi ritagliano per se stessi all’interno di un processo organizzativo. Anche questo, tema che merita riflessione.