Premiare il processo decisionale

Dan Ariely presenta spesso idee che provocano la riflessione.
Questa volta, in un articolo per Harvard Business Review, se l’è presa con il fatto che spesso i manager vengono valutati sulla base dei risultati delle loro decisioni, piuttosto che sulla qualità del processo decisionale, senza tenere conto del fatto che diversi fatti accidentali e imprevedibili potrebbero essere la causa della cattiva performance.

Quella che dovrebbe essere valutata, invece, è la qualità del processo decisionale che ha portato a quei risultati.

Ariely ammette che non è possibile evitare completamente la valutazione basata sul risultato, ma raccomanda comunque di creare un sistema che consenta di non fare troppo affidamento sui risultati probabilistici.

Ecco la sua ricetta, in quattro punti:

  • Cambiare il mind-set
    Per le aziende che lavorano in contesti complessi e poco prevedibili, il primo passo è riconoscere che premiare i risultati non è una grande idea.
  • Documentare le ipotesi di base
    Se le ipotesi sono valide, ma le circostanze sono cambiate, un manager non andrebbe punito (ma neppure premiato)
  • Creare uno standard per un processo decisionale efficace
  • Premiare le buone decisioni nel momento stesso in cui vengono assunte

La conclusione di Ariely:

Il nostro focus sui risultati è comprensibile. […] premiare i risultati è relativamente facile, più complesso è un sistema che premia il processo decisionale. Ma, come ho già detto, il fatto che una cosa sia “difficile da realizzare” è una pessima ragione per non farla. Specialmente quando quella cosa può aiutare a premiare e trattenere le persone che più di tutte possono aiutarvi a far crescere il vostro business.

2 commenti
  1. stefano gatti dice:

    Argomento molto intrigante ma anche tanto difficile. Le metriche del processo decisionale (processo complesso spesso attuato in ambiti complessi) sono molto difficili da definire.
    Ritengo che in questi ambiti il tentativo di usare metriche oggettive (risultati) sia spesso sbagliato perchè rischia di essere troppo probabilistic come scrivi tu. D’altro canto avere metriche soggettive espone ad altri problemi …
    Però rifletterci per le aziende è strategico …

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