Montessori in azienda
Su The New York Times, un’intervista a Jeremy Allaire di Brightcove tocca molti temi che hanno a che vedere con la gestione e lo sviluppo delle risorse umane e della leadership.
Si va dalla selezione delle persone in fase di start-up alla creazione di un senso di urgenza per il cambiamento, dall’approccio alle aspettative di carriera a quello verso i momenti di avversità.
Tutto l’articolo merita una lettura.
A colpirmi più di tutto è stata la risposta alla prima domanda, che fa da cornice e da filo conduttore a tutta l’intervista.
Qual è stata la sua più importante lezione sulla leadership, ha chiesto l’intervistatore.
E Jeremy Allaire:
Una delle prime e più importanti cose che mi hanno influenzato è stato essere educato in un contesto alla Montessori. L’ethos Montessori è stato molto formativo per me, perché ha costruito in me una convinzione nell’auto-direzione, nel pensiero indipendente, nella collaborazione tra pari, nella responsabilità.
Questi sono diventati anche i miei principi in termini di stile di management – una specie di approccio laissez-faire per permettere alle persone di auto dirigersi, di collaborare, di immaginare cose, e realizzarle. Questo attrae un certo tipo di persone. Ci sono altre persone che non possono dare il meglio di sé in un contesto come questo – hanno bisogno che le cose siano chiare, hanno bisogno della loro lista delle 5 cose da fare.
Un’altra cosa ha a che vedere con il fatto che ai tempi della high school mi sono interessato ad attività extracurriculari che riguardavano il pensiero critico, il pensiero analitico e la leadership. Ero in un team di discussione e dibattito. Ho preso a modello le Nazioni Unite. Così, fin da molto giovane, ho preso confidenza con il parlare in un contesto di esercizio della leadership, con il trasmettere idee, l’argomentare e il sintetizzare informazioni.
Oggi in Italia bene o male siamo tutti nella nostra vita privata immersi nella filosofia del pensiero debole che accetta e da dignità a tutto e al suo contrario senza distinzione. Spesso per reazione in azienda si cercano delle certezze lapidarie e spesso queste vengono imposte con violenza, e alla fine la creatività viene percepita come un fastidio. Quindi sentir parlare di pluralismo di diversità di opinioni come di un valore sembra di avere a che fare con degli alieni
Effettivamente il confronto con la realtà quotidiana spesso porta lontano dai concetti espressi in questa intervista.
Proprio la scorsa settimana ho incontrato, però, un manager che mi ha insegnato molto sul come liberare creatività nelle organizzazioni (e non stiamo parlando di un’agenzia creativa, ma di una fabbrica di quella della old economy, del manifatturiero).
C’è spazio, quindi, per pensiero ed azione!
Non sono completamente d’accordo con quanto affermato da Jeremy Allaire sulla formazione montessoriana. E’ vero che questo tipo di formazione ti porta “all’auto-direzione, al pensiero indipendente, alla collaborazione tra pari, alla responsabilità” però è anche vero che ti fa agire in uno spazio ed in un ambito fortemente strutturato e accessoriato dove c’è un posto e un momento per ogni cosa. Le abilità che quindi ti stimola, si formano in un “ambiente protetto” e non di “laissez-faire”