Rigore e rilevanza [2]
In questo post di qualche settimana fa, si poneva il problema del rapporto tra rigore e rilevanza nelle ricerche sul management e nella loro divulgazione.
Su Financial Times, George Yip pone esattamente la stessa questione, e ne dà un’interpretazione originale e, secondo me, con qualche importante conseguenza.
Anche quando gli accademici che si occupano di business possono raccogliere dati e condurre ricerche in temi che riguardano il business, si trovano ad affrontare la sfida aggiuntiva che la grande maggioranza delle loro scoperte – previsioni su ciò che accadrà in media – non sono utilizzabili dai manager.
I manager sono più interessati al riconoscimento di modelli. Questa configurazione di circostanze esterne si accorda con la mia particolare configurazione di strategie ed azioni per produrre un risultato di successo per la mia azienda? Questo è il motivo per cui i manager preferiscono di molto leggere articoli su riviste manageriali che si basano su case studies analizzati in profondità, dove ci sono più variabili che osservazioni, piuttosto che studi statistici basati su grandi popolazioni con molte più osservazioni che variabili.
Questa preferenza dell’audience manageriale per le prove basate sui casi rilancia la sfida alle top business school di condurre ricerche con due tipi di metodologia, perché non si tratta solo di “tradurre” le ricerche accademiche per un’audience manageriale.
Mi sembra interessante fare notare come il tema della rilevanza sia collegato strettamente al tema della narrazione (analisi dei casi). La riduzione di complessità richiesta per produrre modelli si coniuga con la rilevanza nel momento in cui si è in grado, in qualche modo, di tradurla in ottica narrativa. Il che mi sembra in con quanto molte delle cose discusse, anche recentemente.
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