Non giudicare
Qualche giorno fa, durante un corso di formazione sul public speaking, ho raccontato un episodio, più o meno così:
Stavo frequentando un workshop formativo a Firenze: un incontro di due giornate.
Era primavera, l’aria era frizzante e profumata ed avevamo aperto le finestre della sala conferenze per poter godere della frescura.
Il trainer ci stava conducendo attraverso un esercizio di rilassamento attraverso una visualizzazione.
Ci descriveva un paesaggio montano, con un laghetto e ci invitava ad immaginare di camminare, respirando lentamente, verso lo specchio d’acqua.“Ad ogni passo, ci diceva, sentite di entrare sempre più profondamente dentro voi stessi”.
Ogni immagine descritta nella visualizzazione si concludeva con una frase del tipo “e questa visione vi aiuta ad entrare sempre più profondamente dentro voi stessi”.A questo punto, fuori dalla finestra, nel cortile dell’hotel nel quale si teneva il corso, parte il rumore di un martello pneumatico.
Il trainer, senza soluzione di continuità rispetto a quel che stava dicendo, alza la voce e scandisce la frase
“Ed anche tutto ciò che accade fuori da questa stanza contribuisce a farvi entrare sempre più profondamente dentro voi stessi“.
Ho raccontato, in aula, come questo episodio mi avesse impressionato. E non per la capacità del trainer di reincorniciare un imprevisto. Ad impressionarmi è stata la velocità con cui ha reagito. Una velocità tale da implicare il fatto che (e qui sta il punto che ho voluto condividere con gli allievi del corso) avesse accolto questo imprevisto senza, nemmeno per un istante, giudicarlo. Un solo momento di giudizio (magari con relativa imprecazione interna) gli avrebbe tolto la capacità di reagire con quel tempismo.
Ieri, durante la Messa, nella Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, un’esortazione a non giudicare neppure se stessi:
A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!
Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.
Non voglio mischiare sacro e profano. Ed il messaggio di San Paolo va ben al di là dell’aspetto che sto sottolineando.
Mi chiedo soltanto quanto la sospensione del giudizio per affrontare la realtà qual è e non quale ci piacerebbe che fosse potrebbe far crescere il nostro impatto sul mondo che ci circonda.
grazie per questa riflessione importante: la capacità di rimanere aperti e accogliere nel nostro orizzonte quello che accade, senza il bisogno di giudicarlo (cioè collocarlo nel “nostro”, ordine / disordine, includerlo nella nostra cornice) è una capacità fertile, ma così lontana dalla nostra cultura, che per essere sviluppata ha bisogno di una costante vigilanza e di una grande autodisciplina. Vale la pena perchè ci rende migliori e ci regala la forza che nasce dall’essere in pace con noi stessi e col mondo.
Luca,
credo che il collegamento tra l’abilità del trainer che conduceva la lezione e le parole di San Paolo sia la capacità di stare di fronte alla realtà. Questo è lo sforzo più grande che faccio e questo è l’insegnamento che, da cattolico, traggo dai Vangeli. Stare di fronte alla realtà per comprenderla e utilizzarla al meglio. Il giudizio forse è una semplificazione, una via di fuga dalla realtà nuda e cruda che forse è solo una perdita di tempo.
Il primo a mescolare sacro e profano credo sia stato Gesù, anzi la sua presenza trasformava il profano in sacro.
Mi fermo qui anche se questo tema mi appassiona, ma ho sempre paura di mescolare sacro e profano (ripetizione inevitabile)
Ciao
Marco
Tematica stupenda! che ho cercato di approfondire parecchio ultimamente stimolato dalle situazioni come dagli errori di valutazione (molti) e per non aver colto le varie opportunità che si presentavano ma che non avevano la forma che riusciamo a riconoscere e fare nostra. Purtroppo nell’uomo è più allenato il muscolo del giudizio rispetto a quello del non giudizio . Per ragioni biologiche l’uomo ha un bisogno “vitale” di giudicare e di giudicare subito… Allenarsi nella sospensione del giudizio vuol dire allenarsì a cogliere le opportunità che si presentano in forme non familiari o minacciose. Mi viene in mente il cacciatore di migliaia di anni fa che sentendo un rumore doveva decidere se quel rumore fosse una minacccia o magari un’opportunità…