Auguri, tanta fortuna
Tra gli effetti collaterali (desiderati) di tenere un blog, c’è quello di intrattenere delle conversazioni con i lettori. Qualche volta avvengono nei commenti ai post. Altre (spesso) via mail.
Recentemente ho scambiato alcuni pareri con un giovane studente.
La domanda, in sintesi: vale la pena darsi pena per studiare, prepararsi, acquisire capacità, quando sembra che i criteri per ottenere successo siano altri (affiliazione, per lo più)?
Ho risposto manifestando alcune mie convinzioni.
Tra queste, un punto fermo che mi ha trasmesso un mio maestro: ogni successo è l’incontro tra un colpo di fortuna e la meticolosa preparazione allo stesso. Uno solo dei due ingredienti non basta.
La risposta che ho ricevuto mi ha fatto riflettere.
Si tratta della storia di un tale.
Si potrebbe riassumerla così (le parole sono mie, ma il senso generale è questo):
Un tale frequenta un corso di laurea in ingegneria.
Arriva regolarmente in ritardo a lezione, non partecipa a lavori di gruppo, disturba i colleghi e perfino i professori.
Dà pochissimi esami.
Addirittura, durante un incontro in aula con imprenditori e istituzioni economiche locali viene rimproverato perché sta giocando a carte. Ebbene, costui ha recentemente vinto un importante torneo di poker, guadagnando in pochissimo tempo una somma che chiunque dei suoi colleghi impiegherà alcuni anni a guadagnare.
Morale: l’impegno e una pianificazione attenta non potranno mai sostituire… il fattore C.
Mi ha fatto riflettere, dicevo.
Ecco, senza la pretesa di dare risposte definitive ad una questione di questo peso, i miei due cents.
La prima cosa a colpirmi è stato il fatto che io non avevo mai pensato seriamente se l’affermazione secondo cui ogni successo è un incontro di fortuna e preparazione fosse o meno vera. Quindi, non avevo mai cercato prove a favore o contro.
Il fatto che il mio interlocutore lo avesse fatto ha messo in evidenza due modi diversissimi di pensare: per me l’equazione “successo = fortuna + preparazione” rappresenta una convinzione che funziona bene per stimolarmi a lavorare per raggiungere i miei obiettivi, ma anche per dare la giusta dimensione ai momenti in cui gli obiettivi non arrivano. Non m’importa che sia o meno confermata dalla realtà.
Peraltro, è espressa in modo talmente (abilmente) vago per cui, se volessimo farne un’analisi distaccata, si potrebbe dimostrarne la veridicità in qualsiasi circostanza. Perfino fare bingo è un incontro tra fortuna (i numeri giusti) e preparazione (giocare, prima di tutto, e poi attenzione ai numeri estratti, e anche la voglia di esporsi al pubblico nel momento in cui si ritiene di aver vinto. Con il rischio, magari, di vedersi messi in ridicolo se si fosse commesso un errore).
Anche un gioco, quindi, apparentemente basato soltanto sulla fortuna, in realtà contiene una dose (non preponderante, forse, ma c’è) di preparazione.
Banale, ma vero.
E, fateci caso, non particolarmente interessante.
La cosa interessante, nell’accogliere questa convinzione, sono le sue conseguenze.
Se ci si comporta “come se” questa convinzione fosse cosa acclarata, si mantiene la consapevolezza che nei propri successi la buona stella ha giocato la sua parte, senza eccesso d’esaltazione. Ma anche, nel momento in cui il successo tarda ad arrivare, si tiene presente come non tutto dipenda da noi. E, soprattutto, si tiene l’occhio puntato su ciò che è nella sfera d’influenza di ciascuno di noi: la preparazione.
La seconda riflessione: il poker non è come il bingo. Nel poker la fortuna gioca, senza dubbio, la sua parte. Ma alla lunga si vince soltanto se si è preparati. Può darsi che la partita finale di un torneo possa essere vinta per pura fortuna. Ma arrivare a giocarla, quella finale, non può essere soltanto questione di fortuna.
Ho pensato, quindi, che fortuna è spesso il nome che noi diamo alla preparazione altrui. E quanto più sentiamo distante quell’altrui (nella cultura, negli atteggiamenti, nei valori), tanto più cadiamo in questa trappola.
Pensate se il giocatore di poker, invece che di carte, fosse stato appassionato, che so, di informatica. E se fosse stato descritto in questo modo:
Addirittura, durante un incontro in aula con imprenditori e istituzioni economiche locali viene rimproverato perché sta scrivendo righe di codice battendo rumorosamente sulla tastiera del suo portatile. Ebbene, costui ha recentemente venduto un brevetto, guadagnando in pochissimo tempo una somma che chiunque dei suoi colleghi impiegherà alcuni anni a guadagnare.
Credo che, detto così, qualcuno avrebbe scomodato (per un qualche paragone) Bill Gates, Steve Jobs, o qualche altro guru (preferibilmente dalla giovinezza un po’ ribelle e scapestrata). E il suo esempio sarebbe valso a dimostrare quanto il nostro sistema scolastico sia inadeguato rispetto alle sfide dei nostri giorni etc. etc.
Non voglio essere qualunquista: non credo che dedicare gli anni migliori al poker o al bingo sia la stessa cosa di una laurea in ingegneria a pieni voti.
No.
Però, niente alibi.
Raccontarsi che impegno e pianificazione non potranno mai sostituire il fattore C è un alibi.
Punto.
Terza, e ultima, riflessione.
Mi è parso che questo fosse un buon modo per farvi i miei auguri per questo Natale, questa fine d’anno e per quello che sta per cominciare.
Auguro a me, alle persone a cui tengo, a tutti voi la fortuna di non darle troppo peso, alla fortuna.
Ciao innanzitutto Buon Natale e un felicissimo 2012, propio oggi ho incrociato questo devo dire ottimo blog, e ti direi riguardo al poker in specifico il texas hold em che molto spesso viene definito gioco d’ azzardo ma ti dico per esperienza che è un gioco dove il rispetto del capitale in gergo bankroll, la disciplina, lo studio, la pazienza e l’umiltà e altro richiedono una grossa forza di volontà e uno spirito di sacrificio non indifferenti se vuoi ottenere e resistere a lungo. La fortuna certo incide come in tutte le cose del resto ma è sul lungo periodo che si fa la differenza 🙂
La fortuna è la ricchezza,il patrimonio posseduto.E’ cosa certa.
Il fattore c è la combinazione di circostanze positive che nello stesso momento si incontrano con le tue necessità,permettendoti la loro realizzazione.
A poker se non hai il fattore c.puoi sempre bluffare;se sei convincente,il fattore c.del tuo avversario comincia a traballare.
Sentiti auguri.
Domanda: il nostro campione di poker dotato di un fattore C grande così e a quanto pare anche di grande preparazione, che ci andava a fare alle lezioni di ingegneria e agli incontri con imprenditori e istituzioni locali? Cercava concentrazione? Non aveva le idee chiare sul proprio futuro? Era carente in time management? 🙂
Ciao Luca, grazie per gli auguri che sottoscrivo completamente!
Interessante la tua riflessione sulla “fortuna” alla quale vorrei aggiungere questi miei due pensieri.
1 – In alcuni casi, come tu dici, per esempio al superenalotto il fattore C è pressoché l’unico elemento necessario! Eppure io penso di vincere alle lotterie tutte le volte che non gioco, ed ogni volta che di fronte ad una tabaccheria vedo qualcuno tentare la fortuna (alle volte anche con cifre non trascurabili), mi dico, Giovanni oggi hai già vinto la cifra spesa dal quel tale … E quindi in questa visiono qual è il successo? Non certo il vincere (visto che nemmeno gioco) ma capire che quella cifra che avrei molto probabilmente gettato, la potrei donare ora …
2 – Per quanto riguarda lo studio racconto un aneddoto ascoltato proprio ieri: si parlava del figlio un conoscente che ad un certo punto ha lasciato la scuola che frequentava perché non imparava nulla, diceva che i diplomi lì li davano a tutti, indistintamente; ma a lui serviva una preparazione per condurre un’azienda famigliare. E quindi ha cambiato scuola, in un’altra città con notevoli sacrifici…
Qualcuno potrebbe pensare: -Che fortunato, un diploma senza studiare alcunché!
Peccato che questa fortuna non sarebbe servita a nulla nella gestione dell’azienda.
Non tutto ciò che viene detta fortuna è realmente così, piuttosto, con le dovute cautele sono più propenso a credere nel proverbio: volere è potere. O perlomeno per potere è innanzitutto necessario volere (e nel volere ci sta la preparazione, la volontà…), e poi, si vedrà! 🙂
“ogni successo è l’incontro tra un colpo di fortuna e la meticolosa preparazione allo stesso. Uno solo dei due ingredienti non basta.”
…chiaramente all’aumentare dei tentativi di riuscita per la legge delle coda lunga le probabilità di riuscita aumentano….
percui secondo me chi ha preparazione deve aumentare i tentativi di riuscita utilizzando strategie cibernetiche di decision making magari prendendo spunto da chi ce l’ha fatta…
Grazie a tutti per i bei commenti.
Naturalmente, due precisazioni che nel post sono poco approfondite.
Innanzitutto, si tratta di definire che cosa si intende per “successo”. Nel caso proposto da Giovanni, direi che il diploma non potesse essere definito tale.
Secondariamente, naturalmente la proporzione tra fortuna e preparazione è variabile. Quello che importa, però, è il fatto che una convinzione di questo tipo è, mi pare, particolarmente efficace per dare un valore equilibrato sia ai piccoli o grandi successi che ai momenti in cui sembra che le cose non vadano per la giusta strada.
In questo senso, il post https://www.lucabaiguini.com/2012/01/more-of-the-same.html potrebbe essere un modo per continuare il ragionamento.