Grasso che cola
Martedì sera mi sono sciroppato Berlusconi a Ottoemezzo e, di seguito, Ballarò (non tutto, però, conservo un po’ di rispetto per il mio tempo). Una riflessione sulla performance di Pietro Grasso da Floris (per quanto ho visto io, per nulla convincente).
Parlando di economia ha inanellato una serie di luoghi comuni da Bar Sport, il cui culmine è stato (a memoria) che gli italiani dovrebbero comprare Made in Italy per frenare la delocalizzazione. Peraltro, quest’ultimo parere non era neppure richiesto, visto che la domanda verteva su tutt’altro, ed è stato lo stesso Grasso a voler ritornare a dire la sua su un punto precedente e superato. Il tutto ha scatenato una serie di commenti critici su twitter.
Domanda: ma voi vi aspettate che Grasso abbia da dire qualcosa di profondo, originale, documentato, risolutivo in tema di macro (o micro) economia?
Io, francamente, no.
Per la sua esperienza e la sua storia, io mi aspetto che abbia qualcosa da dire in tema di giustizia, di carceri, di lotta alla criminalità… al limite di pubblica amministrazione.
E allora, chiedo di nuovo, perché prendere posizione su temi su cui, a giudicare da quanto ho visto martedì sera, non ha competenze e su cui, per di più, nessuno gli chiede di averne?
Ci ho pensato un po’, questa mattina, e l’idea che me ne sono fatto è questa: i “tecnici” come Pietro Grasso, quando scendono (o salgono, fate un po’ voi) nell’agone politico e affrontano una campagna elettorale tentano spesso, in maniera più o meno consapevole, di spostare il proprio posizionamento da un ambito verticale (grande esperto di un singolo tema) ad un posizionamento generalista e orizzontale (per governare devo avere un’opinione su una grande varietà di temi).
Ora, se questo può essere utile (non ne sono certo, ma potrebbe) per chi si candida alla premiership (vedi Ingroia, per fare un esempio), è potenzialmente assai dannoso per tutti gli altri. Partito che li candida compreso.
Farei, quindi, molta attenzione a intraprendere un percorso di questo tipo, e, se facessi uno spin doctor, darei poche, semplici, istruzioni a questi candidati “verticali”:
- parla, per quanto possibile, solo degli argomenti che stanno nel tuo profilo di posizionamento
- se ti si chiede un’opinione rispetto a temi “altri”, attieniti alle posizioni del partito, oppure cerca di ricondurre la domanda ad un tema che sta nel tuo profilo
- Su questo tema non ho un’opinione, visto che, se verrò eletto, sarò chiamato ad occuparmi d’altro è una risposta migliore rispetto ad esprimere un’opinione banale, non documentata, da Bar Sport, appunto
Insomma, di questi tempi e visti i precedenti, essere davvero competenti e poter offrire un apporto positivo anche in un solo campo, per un aspirante politico è già grasso che cola… (sorry…)
P.S. L’argomento per cui gli italiani dovrebbero comprare Made in Italy per frentare la delocalizzazione, detto per inciso, è una bella rappresentazione di un modo di vedere la politica che, personalmente, mi fa rabbrividire. Ma questa è un’altra storia e, forse, un altro post.
Ciao Luca,
grande spunto.
In effetti questa campagna pare anche a me portare più spunti di riflessione in negativo che in positivo.
Il problema purtroppo non è solo di Grasso. E’ troppo diffuso. E allora mi chiedo se sia un limite o se invece, nonostante quello che noi studiamo e cerchiamo poi di spiegare agli altri, quando si torna a parlare di politica e di elezioni, vince di più il ragionamento di “grasso” piuttosto che quello di fino…
Non solo tra i politici ma anche tra le persone che li commentano.
Una specie di oblio della riflessione, della logica, del pensiero critico e della capacità di dialogo.
Veramente non me la sento di entrare nello specifico politico (conato). Anche se apprezzo che i temi politici vengano affrontati con tanto equilibrio e intelligenza. Questo articolo è molto attuale a prescindere: contiene utili indicazioni per chiunque voglia comunicare e fare la propria professione con successo: sono esasperata da “tuttologi” informati di qualunque cosa con la profondità del sentito dire e competenti di niente, di professionisti – commercialisti, avvocati, medici – che non sanno del proprio e vogliono sapere dell’altrui. Avvocati che ti danno consigli da psicologo, commercialisti che vogliono sostituirsi agli avvocati, medici che vogliono fare i personal trainer… Basterebbe fare bene quel che si è scelto di fare e che probabilmente si conosce al meglio.
sono d’sccordo con l’analisi sui tecnici che parlano di macroeconomia in modo inappropriato e non richiesto.
E’ anche vero che è facile parlare dell’universale, mentre è molto complesso parlare del particolare, e questo, purtroppo, è un modo comune a tutti i dibattiti politici; la vaghezza, il pressappochismo e l’universalizzazione dei programmi è esattamente la cifra della nostra mancanza di rimedi efficaci. Pensa che il Partito Democratico Danese ha vinto le ultime elezioni su tre punti: 1) Aumentare le tariffe dei parcheggi;2) costruire un anello intorno a Copenaghen entro il quale si paga un pegaggio giornaliero per l’auto 3) usare questi maggiori introiti per costruire una nuova metropolitana e diminuire il costo dei biglietti degli autobus. E l’hanno fatto.