Rimbalzare

Credo sia una cosa che ha a che vedere con l’invecchiare: mi trovo che delle cose minime fanno, a tradimento, esplodere dei ricordi della mia infanzia.
Piccoli, anche i ricordi.
Petardi, non granate, insomma.
E in questo non c’è niente che valga la pena scriverci.
Il fatto è che a queste visioni rapsodiche del passato sento la necessità dare un significato, quasi che il fatto di essere riaffiorate alla memoria dia loro il diritto a qualcosa di più di una descrizione.
È successo, l’ultima volta, leggendo una cosa circa un rimbalzo su un tavolo di marmo.
Il petardo ero io, al tavolo di casa, dopo una partita di biglie.
Contavo i superstiti.
Sì, perché le biglie sono una battaglia: c’è la buca della trincea, gli spari al bersaglio, e poi, dopo, la rassegna dei superstiti e dei prigionieri.
Roba da maschi, per lo più.
Al tavolo di casa, dunque, a contare i superstiti (non ero granché, già allora, nelle cose dove c’è una competizione, e le perdite erano quasi sempre di gran lunga più numerose dei prigionieri).
Poi, una biglia, senza che me ne accorgessi, è rotolata giù dal tavolo. Ha cominciato a rimbalzare sul marmo del salotto.
Io cercavo di intuire dove fosse ascoltando i colpi e l’accelerare del ritmo. Credo proprio di averla trovata, poi, la biglia.
Mi sembra di ricordarmelo bene, però, quel ritmo crescente di rimbalzi; all’inizio troppo distanti l’uno dall’altro, con un’attesa, messa in mezzo a riempire il vuoto, poi sempre più vicini e frettolosi e allora sembrava che di vuoto ce ne fosse fin troppo poco.
Un petardo. Piccolo.
Sarà che questo è esploso di mattino presto, ma mi è venuto da pensare che in quel rimbalzo c’è una bella metafora dei tempi della vita. All’inizio, spazio da riempire tra i colpi. Pure troppo: lentezza.
Poi, se ti va di lusso, un momento in cui il ritmo sembra essere quello giusto. Il TUO. Non so se mi spiego. Un attimo.
Giusto il tempo per godertela e i rimbalzi stanno già diventando troppo frequenti: le figlie che crescono e tu non te ne sei neanche accorto, le estati che sembrano cominciate ieri e già bisogna rispolverare i maglioni di lana. Cose così.
Poi il rumore finisce, e qualcuno pensa che quella è la fine dei rimbalzi, qualcun altro che sono diventati talmente frequenti da essere impercettibili all’orecchio: una biglia che rimbalza fuori dallo spettro della percezione.
Io sono dei secondi.
Ma questa è un’altra cosa, che era un petardo, appunto, mica una granata.

1 commento
  1. maddalena dice:

    Devo dire che hai reso l’idea..a volte siamo talmente presi da non sentire o non voler sentire non solo i petardi..anche le granate!Mi piace l’immagine dell’uomo adulto a cui tornano i ricordi di bambino..e perchè no..vedere la realtà con il cuore e gli occhi di un bambino..

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