Il prezzo del ritardo

Tra gli interventi all’ultimo Festival dell’Economia di Trento (o, almeno, tra quelli che ho potuto ascoltare), il più interessante mi è parso quello di un non economista: il filosofo Michael Sandel.

Interessante per il metodo: quello che la buona vecchia scuola avrebbe chiamato “maieutica”. Nonostante il gran numero di persone che assisteva all’evento, un setting aperto e un procedere per domande / risposte / tesi / antitesi. Ma basta vedere il video di una lezione di Sandel ad Harvard per capire di che cosa parlo e come questo modo di insegnare sia parte del suo fascino e della sua autorevolezza.

Interessante per il contenuto. La sintesi la si può leggere qui.

Voglio sottolineare un punto soltanto: quello in cui Sandel afferma che il denaro, e quindi l’attrazione di alcuni beni nella sfera del mercato, può cambiare in maniera irreversibile la natura di quei beni stessi.
Un esempio: in una scuola israeliana, visti i frequenti ritardi dei genitori nel ritirare i figli, si è introdotta una sorta di “multa” per i genitori ritardatari.
Che cosa è accaduto?
I ritardi sono aumentati.
Si era, infatti, trasformato in oggetto di scambio economico quello che prima era un bene morale e civile. Il prezzo del ritardo prima erano la vergogna e la riprovazione sociale.
Dopo aver introdotto la multa, i genitori hanno invece avuto la sensazione che si trattasse del pagamento di un servizio.
Era cambiata la “natura” di quel bene (il tempo extra che gli insegnanti dovevano dedicare all’attesa dei genitori ritardatari).
Nel constatare l’effetto paradossale del provvedimento, i dirigenti della scuola hanno tentato la retromarcia, abolendo la multa.
Di nuovo, che cosa è accaduto?
Invece che ritornare ai livelli pre-multa, i ritardi sono ulteriormente aumentati.
Il segno che la trasformazione del bene è risultata irreversibile.
Ormai era diventata una questione di calcolo di costo / beneficio, senza implicazioni morali o civili.
Si potrebbe obiettare che, a questo punto, per diminuire i ritardi sarebbe bastato aumentare la multa fino al livello in cui l’esborso superasse il beneficio.
Vero, ma questo non fa che confermare il cambio nella natura del bene.

La conclusione di Sandel:

L’economia, come scienza, deve cambiare, non bisogna porsi domande solo sull’efficienza economica, quando piuttosto se i meccanismi che si vogliono introdurre nel mercato eroderanno le norme sociali e se questo avviene, dobbiamo chiederci se l’aumento di efficienza vale la perdita di questi comportamenti.

Una di quelle domande che, mi pare, cambiano l’angolatura di analisi di molte e varie situazioni.

2 commenti
  1. silvana dice:

    L’intervento del prof. Sandel mi ha fatto riflettere sull’opportunità di commutare la sanzione disciplinare, inflitta a uno studente, in un lavoro all’interno dell’istituzione scolastica in cui essa si è consumata (tecnica molto di moda ultimamente). Credo che la sanzione o la sua stessa commutazione potrebbero sortire gli effetti descritti dal prof. Sandel se non supportati dalla socializzazione delle motivazioni intrinseche.

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