Di padri e figli
Un’associazione organizza una serata per premiare i vincitori di un concorso musicale.
Ci vado, pur non capendo di musica, perché sono socio, perché ci incontro un po’ di amici e perché a premiare sono Franco Cerri e Paolo Jannacci. E non consegnano solo i premi. Suonano pure.
Li ascolto. Ancora una volta (succede sempre) avverto un senso di vuoto per un intero mondo (quello delle note) di cui mi sfuggono anche le regole più elementari.
Noto (scusate per il gioco di parole, non ho saputo resistere) una cosa: entrambi fanno un omaggio al grande Enzo Jannacci. Uno all’amico, l’altro al padre.
Mi va, allora, di passare il resto della serata a pensare al tema dell’eredità.
A come Cerri sia un padre nobile per la musica italiana.
A come Jannacci (Paolo) sarà considerato probabilmente sempre un figlio.
Un vicino commenta che non si aspettava suonasse così bene. Sottinteso: dopotutto, essendo il figlio di suo padre, nemmeno ne avrebbe bisogno.
Continuo a pensare all’eredità.
A quanto essere figlio possa aver influenzato il modo di Paolo di fare musica (fa cose molto diverse da suo padre, ma perché così diverse?).
Al fatto che, sul palco, lo chiama papà. E che gli applausi più fragorosi li ottiene quando fa l’unica canzone di papà.
Al fatto che comunque sembra cavarsela bene nella parte, e non deve essere facile.
Al fatto che l’eredità è un tema complesso, che merita un’indagine. Non solo per Paolo. Pure per me.
Io Li ricordo entrambi i due jannacci ai tempi del bolgia umana… Io ragazzino, le mille contraddiz,ioni di Enzo, comunista ed il locale era carissimo, aperto per creare una scuola di cabaret ma era quasi sempre ubriaco…. Ed era invece il figlio, tenerissimo, a fare il padre aiutandolo con la sua musica, coprendolo quando sbagliava…
Un ragazzo non solo ottimo musicista, ma qualcosa di più di un figlio…
Ricordo ancora tutto con molta tenerezza.
Bellissimo Luca. Sei come sempre profondo e mirato. Mi chiedo -Figli d’Arte è una sfiga ?… se l’arte è il genitore che faceva quel mestiere ?
Dicono che noi finiamo nelle cose perchè sono Perfettamente e Pazzescamente per il nostro meglio……. bhoooo …. e che essere figli di quei genitori sia un test… no non siamo figli siamo IL NOSTRO SE differente da tutti gli altri ma un unica cosa. E’ il nostro moneto di ESSERE la nostra vera natura e non dimostrare niente a nessuno.
Un abbraccio a TE un figlio e un padre tutto in uno che noi ammiriamo tantissimo…. sii allegro tutti i flip mentali dei nostri padri e ratelli… NON SONO UN NOSTRO PROBLEMA… se non ci applaudono su quello che facciamo noi ci applaudiamo… noi e chi ci vuole bene …. andando a cavallo o suonando il piano….. 😉
A volte mi soffermo a considerare una situazione particolare: nel mio piccolo paese alla periferia di Milano, per i vecchi sono “il figlio del Richetto” mentre per i giovani sono “il padre di Gian”, eppure questo non mi disturba, anzi sono orgoglioso dell’eredità etica e morale di mio padre ed altrettanto sono orgoglioso di avere trasmesso (spero) questi valori a mio figlio. Sicuramente sono io per quelli del mio tempo.