Sradicamenti
In questi giorni mi ha occupato la lettura di “Un altro giro di giostra“, il libro in cui Tiziano Terzani racconta del suo itinerario alla ricerca della guarigione dal cancro, che man mano diventa qualcos’altro: ricerca di sè. Primo viaggio con questo autore. Bello.
Mi tengo un paio di idee, fra le altre.
I. Per molte delle tradizioni che Terzani incontra la guarigione non è un episodio, una medicina, un successo ottenuto praticando questo o quel sistema di cura. È un “processo”. Il ristabilirsi del corpo non è che una parte di questo processo, mai l’unica, spesso neppure la più importante, tanto che, per paradosso, la morte non necessariamente sancisce un fallimento. È il percorso che conta, più che il risultato. Si tratta di un processo in cui la fatica e la sofferenza non vengono negati come nemici da sconfiggere. Niente sconti. Anche quando il miracolo è ammesso e cercato è solo una parte marginale della ricerca.
In modo un po’ diverso ne avevo già scritto qui.
II. Si tratta, appunto, di tradizioni. Affondano le radici nel terreno di millenni di cultura (in un’antropologia, mi viene da dire), per cui strapparle dal loro contesto per trasferirle a migliaia di chilometri, magari in qualche centro ai piani alti di un grattacielo di una città europea o nordamericana, è un tradimento verso queste radici e, soprattutto, l’espressione di un modo distorto di interpretare queste cure e queste pratiche. Un’altra faccia della ricerca di soluzioni miracolistiche a buon mercato. Un effetto collaterale della globalizzazione. Il più delle volte, una forma di mercificazione.
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