La fede, oggi

Venerdì sera mi sono unito alla preghiera di Papa Francesco davanti al Crocifisso di San Marcello ed all’immagine della Salus Populi Romani. Vivo in un’area colpita duramente. Qui le statistiche sono storie di persone conosciute che, quando ricominceremo ad uscire, non incontreremo più per strada.

Come ho già scritto mi sento figlio di quella Chiesa che con Francesco si è inginocchiata a chiedere la fine di tutto questo.

C’è una domanda, però, che non ho potuto eludere in questi giorni: qual è la differenza tra il gesto dell’inginocchiarsi e chiedere aiuto a Dio e quello del rifugiarsi nelle spiegazioni semplici, consolatorie, false ma tanto lineari da darci l’illusione che sì, questa cosa una spiegazione e una soluzione ce le ha (il virus creato in un laboratorio, il grande complotto cinese, quello americano, la vitamina C)?
Non è lo stesso modello mentale per cui, non potendo contenere in noi la complessità, il disagio e per qualcuno il dolore di quanto ci sta accadendo, ci si àncora a qualsiasi scoglio pur di trovare un riparo dalle onde?

Questa mattina leggevo un libro che non c’entra nulla, ma che mi ha regalato un pezzetto di risposta.
Sta in una frase del teologo protestante Paul Tillich:

L’opposto della fede non è il dubbio, ma la certezza

 

2 commenti
  1. GIORGIO BOTTA' dice:

    Vero e molto profondo Prof. (sono un suo ex-EMBA). Credo anche che questa tragedia umana che stiamo vivendo la stiamo vivendo, nonstante tutto, allo stesso modo in cui la vivevamo 300-500 anni fa … tiepidamente sfiorati fino a quando non ci tocca. Probabilmente è il cammino Pasquale che l’umanità deve compiere per riappropriarsi della propria “debolezza umana”. Per la frase in chiusura mi viene in mente Timor Dei quella condizione di incertezza permanente che ti guida tra gli errori e ti da la dimensione del cammino che si sta facendo per arrivare Altrove.
    Giorgio

  2. Luca Baiguini dice:

    Grazie Giorgio per il bellissimo commento.
    A proposito di collegamenti, le tue parole mi hanno ricordato Paolo ai Corinzi: “Quando sono debole, è allora che sono forte”.

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