La società della stanchezza

Questo post è il primo di una serie che vorrei dedicare a dei libri che, per qualche ragione, ho pensato che potrebbero stare bene qui. Riporterò, di quei libri, soltanto il titolo, l’autore e alcune citazioni che ho sottolineato leggendolo. A voi giudicare se valga la pena comprarvelo e leggervelo.
Parto con:

Byung-Chul Han

La società della stanchezza

Nottetempo

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Pagina 23

La società disciplinare descritta da Foucault, fatta di ospedali, manicomi, prigioni, caserme e fabbriche, non è più la società di oggi. Al suo posto è subentrata da molto tempo una società completamente diversa, fatta di fitness center, grattacieli di uffici, banche, aeroporti, centri commerciali e laboratori di genetica. La società del XXI secolo non è più la società disciplinare ma è una società della prestazione (Leistungsgesellschaft). I suoi stessi cittadini non si dicono più “soggetti d’obbedienza”, ma “soggetti di prestazione”.

Pagina 28

Il soggetto di prestazione è libero dall’istanza esterna di dominio, che lo costringerebbe a svolgere un lavoro o semplicemente lo sfrutterebbe. E lui il signore e sovrano di se stesso. Egli, dunque, non è sottomesso ad alcuno sennon a se stesso. In ciò si distingue dal soggetto d’obbedienza. Il venir meno dell’istanza di dominio non conduce, però, alla libertà. Fa sì, semmai, che libertà e costrizione coincidano. Così il soggetto di prestazione si abbandona alla libertà costrittiva o alla libera costrizione volta a massimizzare la prestazione. L’eccesso di lavoro e di prestazione aumenta fino a sfruttamento. E se più efficace dello sfruttamento da parte di altri in quanto si accompagna un sentimento di libertà. Lo sfruttatore è al tempo stesso lo sfruttato. Vittima il carnefice non sono più distinguibili. Questo carattere autoreferenziale genera una libertà paradossale che, in virtù delle strutture costrittive a essa connaturate, si rovescia in violenza.
Le malattie psichiche della società della prestazione sono appunto le manifestazioni patologiche di questa libertà paradossale.

Pagina 31

L’eccesso di positività si esprime anche come eccesso di stimoli, informazioni impulsi. Ciò modifica radicalmente la struttura e l’economia dell’attenzione. Di conseguenza la percezione risulta frammentata e dispersa. Anche il carico di lavoro sempre crescente rende necessario una particolare tecnica del tempo e dell’attenzione, che retroagisce sulla struttura dell’attenzione stessa. La tecnica del tempo e dell’attenzione definita multitasking non costituisce un progresso civilizzante.

Pagina 118

Nel mondo odierno si è smarrita ogni divinità e festività. E se è diventato un unico grande magazzino. La cosiddetta economia della condivisione (sharing economy) rende ciascuno di noi un venditore in cerca di clienti.
Riempiamo il mondo di cose dalla resistenza dalla validità sempre più brevi. Il mondo soffoca di cose. Nell’essenza, questo grande magazzino non si distingue da un manicomio. Abbiamo chiaramente tutto. Eppure, ci manca l’essenziale, ossia il mondo. Il mondo è diventato privo di voce e di linguaggio, afono. Il baccano comunicativo soffoca il silenzio, la proliferazione e la massificazione delle cose rimuovono il vuoto. Le cose invadono il cielo e la terra. Questo mondo di merci non è adatto all’abitare, esso ha
perso ogni riferimento al divino, al sacro, al segreto, all’infinito, al solenne, al sublime. Abbiamo perduto anche ogni capacità di meravigliarci.

 

1 commento

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  1. […] Il primo di questi piccoli esperimenti sta qui […]

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